Volontari civici: il problema sta alla radice

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Ragionare del “volontariato civico” in forza presso molti comuni italiani, Cantù compreso, innanzitutto impone lodare il servizio reso da queste persone, il loro impegno per il bene comune delle città, il senso di civismo e di partecipazione alla gestione dei beni pubblici dimostrato e quant’altro si possa coniugare a fronte di un impegno di volontariato assunto per la comunità.

Ciò premesso, a Cantù, nei giorni scorsi, ancora una volta sono balzati alla cronaca i ricorrenti dissapori e le cicliche incomprensioni tra i pochi volontari civici rimasti e l’Amministrazione comunale che hanno evidenziato visioni e proposte alquanto diverse. Nessuna delle quali mi convince fino in fondo.

Per oltre 30 anni, e tutt’ora, mi sono occupato di gestire e rappresentare realtà di volontariato e di Terzo Settore a livello nazionale ed internazionale. Da qui la mia convinzione circa la maggior correttezza e la miglior funzionalità di un volontariato realmente e totalmente autonomo rispetto alle istituzioni pubbliche. Con esse, senza dubbio alcuno, è chiamato ad alimentare e intrattenere un rapporto di piena cooperazione per il raggiungimento del bene comune, ma senza mai rinunciare ad una soggettività politica in grado di contribuire “criticamente” – nel senso etimologico del termine – alla costruzione di una comunità più giusta, inclusiva, partecipata, responsabile, sostenibile. Ruolo che deve da un lato essere urgentemente rivalutato dagli Enti di Terzo Settore sempre più implosi nella dimensione di prestatori di servizio possibilmente a basso costo, dall’altro riconosciuto da parte dell’Amministrazione pubblica per improntare l’architettura istituzionale della città ad una reale e quanto mai efficace applicazione del principio di sussidiarietà sancito dalla nostra Costituzione.

La promiscuità in questo caso non giova. Al contrario, la chiarezza di identità, la distinzione di ruoli, la differenziazione di operatività, la separatezza decisionale tra pubblico e privato, pur idealmente convergendo su medesime finalità – quelle del servizio alla comunità e della promozione del bene comune – è ossatura imprescindibile per una corretta relazione tra le tre componenti fondanti una democrazia adulta: Stato, Mercato e Terzo Settore, ognuna delle quali contribuisce con le proprie peculiarità e nella propria autonomia alla costruzione di uno sviluppo equo e sostenibile per tutta la comunità.  

L’istituzione del volontariato civico quale espressione di cittadinanza attiva collocata alle strette dipendenze dell’apparto amministrativo comunale, come previsto chiaramente dal Regolamento istitutivo, sebbene rispettosa dei vincoli giuridici e fiscali in essere risulta incongruente con l’ipotesi di un “Pubblico” proiettato ad avvalersi del contributo essenziale della cittadinanza attiva nel rispetto, nella valorizzazione, nel sostegno concreto alle realtà di società civile organizzata già esistenti sul territorio e nel fattivo supporto ad una loro proliferazione.

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