Unanimità della politica per una buona causa

La Camera dei Deputati ha adottato all’unanimità la legge con la quale il nostro Paese garantisce l’assistenza sanitaria mediante l’assegnazione del medico di base ai senza fissa dimora presenti in Italia. Anche se, per ora, limitata ad una sperimentazione in 14 città metropolitane e per un periodo di due anni, 2025 – 2026, l’entrata in vigore di questa norma pone rimedio a quella lacuna incostituzionale per la quale, sino ad oggi, le oltre 60mila persone senza una residenza formale non possono accedere alla sanità pubblica da garantirsi a tutti i cittadini.
Un’evidente inadempienza rispetto a quanto sancito con l’articolo 32 della nostra Costituzione nel quale si legge: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. E’ proprio in nome di questo dettato costituzionale, oltre che dall’esperienza quotidiana accanto ai senza tetto, che da tempo le organizzazioni del Terzo Settore impegnate nell’assistenza ai senza fissa dimora hanno sollecitato un intervento urgente delle istituzioni che oggi, grazie al disegno di Legge presentato a firma del Partito Democratico discusso per mesi a Montecitorio ed approvato all’unanimità dalla Camera, finalmente ha compiuto un primo passo determinante verso la sua piena attuazione.
Il provvedimento di legge passa ora alla discussione a Palazzo Madama per la sua definitiva approvazione. Proprio in vista di questa ulteriore tappa prevista dal nostro sistema legislativo, i primi firmatari della proposta, spalleggiati dalle organizzazioni di società civile coinvolte, fanno bene a nuovamente puntualizzare alcuni tratti fondamentali della normativa al fine di scongiurare eventuali impicci e impedimenti tra gli scranni senatoriali.
Risultando sin troppo evidenti i presupposti “ideali” ed umanitari che sottendono la necessità di questa legge, meglio ricorrere anche a motivazioni meno nobili. Si stima che, mediamente, un senza fissa dimora si rivolga 10 volte all’anno ad un Pronto Soccorso, unico modo a lui possibile oggi per ottenere cure mediche, con un costo medio per le casse statali di Euro 250/visita. Al contrario, concedendo ad essi di potersi avvalere di un medico di base, il costo per l’erario scenderebbe a Euro 80/anno per ogni assistito. Il conseguente stanziamento previsto di 1 milione di Euro previsto per l’entrata in vigore della norma, è quindi da considerarsi un sostanziale risparmio sulla spesa pubblica e sui già gravosi conti della sanità.
Il pieno diritto alla salute per tutte le persone che vivono nel nostro Paese, ivi compresi ovviamente i minori a carico delle famiglie dei senza fissa dimora sino ad oggi anch’essi privati di tale diritto, è un atto di civiltà prima ancora che di rigore nella spesa pubblica. L’unanimità raggiunta dalle diverse componenti politiche del nostro Parlamento vogliamo sperare sia un precedente per altre questioni attinenti ai diritti fondamentali, alle pari opportunità, ai dettami costituzionali che nulla dovrebbero avere a che vedere con le divergenze, inevitabili, necessarie e giustificate per altre questioni.
La votazione all’unanimità di questa Legge incontra l’unanime consenso degli italiani che, voglio credere, concordano circa la necessità di un confronto politico meno strumentale e strumentalizzato allorché chiamato ad esprimersi sui diritti inalienabili di ogni e di tutti i cittadini.
Dio non voglia che la sensatezza di questo provvedimento venisse invalidata da un altro problema che da tempo assilla e deprime qualità e quantità del servizio sanitario pubblico: la carenza, in certi casi sconfinante in una vera e propria assenza, di medici disposti ad esercitare la loro professione nelle strutture pubbliche, in buona parte determinato dalla solita, imperitura, diffusa, incontestata logica della massimizzazione del profitto. Logica che trova nel “privato” ben maggiori soddisfazioni e nel “pubblico” un’insopportabile inadeguatezza e una pilatesca ritrosia a individuare strumenti e mezzi necessari a garantire l’universale applicazione del diritto fondamentale alla salute di tutti i cittadini.