Ius Scholae: favorevole il 60% degli italiani

Senza cittadinanza italiana il problema più grave per i bambini stranieri nati nel nostro Paese, ma che non hanno ancora ottenuto il diritto di cittadinanza, è quello di “Non sentirsi riconosciuti nel Paese in cui si vive fin da bambini e temere di non potervi rimanere per difficoltà lavorative dei genitori”. A pensarlo è il 65% degli italiani. Percentuale praticamente identica a quella di nostri concittadini che si dichiarano d’accordo con lo ius scholae. E se il rilevamento di questa maggioranza potrebbe sembrare “ovvia” tra gli elettori di centro sinistra (81 e 80% rispettivamente nei Pentastellati e nei Democratici), forse potrebbe destare maggior stupore, o notevole soddisfazione, che lo stesso pensi il 58% degli elettori di Forza Italia, il 49% della Lega e il 47% dei Fratelli d’Italia.

I dati sopra citati provengono da un’indagine condotta lo scorso anno da Action Aid in collaborazione con Quorum/Youtrend su un campione di 1.000 italiani: campione statisticamente significativo con un margine di errore stimato nel 3.1%.

Per i pochi che non conoscessero cosa si intende per ius scholae, ricordiamo che esso, come previsto da un disegno di legge discusso in parlamento e affossato dagli oltre 1.500 emendamenti presentati prima dello scioglimento delle Camere per la scadenza elettorale del settembre 2022, prevede il diritto alla cittadinanza italiana per i bambini nati in Italia o giunti nel Paese prima del compimento del 12° anno di età, che abbiano regolarmente completato un ciclo scolastico di 5 anni. Una proposta che concerne oltre 800mila bambini stranieri attualmente frequentanti le scuole italiane.

Il dibattito su questa proposta altamente civile è tornato prepotentemente alla ribalta in questi giorni vista l’ennesima sparata di Matteo Salvini, immediatamente ripresa dal fido scudiero Ministro per l’istruzione Valditara. Come noto, il capo Lega ha proposto un tetto del 20% per la presenza di bambini stranieri nelle aule scolastiche, pena “l’impossibilità delle maestre di spiegare in italiano” (Salvini), la “non assimilazione dei valori della Costituzione italiana” (Valditara). Che il Salvini abbia perso contatto con la realtà delle cose è ormai appurato. Basterebbe ricordargli che solo nel 0.7% delle scuole italiane la presenza di stranieri supera il 30%, ma ancor di più che il 60% di quegli 870mila alunni stranieri presenti nelle nostre aule scolastiche sono nati in Italia, quindi, con altissima probabilità, parlano correttamente italiano. E se non sono “italiani”, è solo per la incredibile riluttanza di una cultura ancestrale incardinata su un razzismo preconcetto di chi vive della globalizzazione con la cultura del neolitico.

Ma in tutto ciò, quello che ha ancor di più dell’incredibile sta nei numeri e nei dati diramati dallo stesso Ministero per l’Istruzione. Nell’anno scolastico 2021/2022, gli studenti stranieri iscritti nelle scuole erano 872.360 dei quali, attenzione, il 67,5% nato in Italia e il 44,06% di origine europea. L’ipotesi del “tetto”, quindi, non potrebbe che indurre un’ulteriore ghettizzazione dei bambini stranieri costretti a frequentare scuole a loro “riservate”, senza ben sapere dove, finanziate e gestite da chi, in nome di quale valore costituzionale o, nel peggiore dei casi, volute da chi vista la netta maggioranza di italiani e l’alta percentuale di destrorsi favorevoli alla piena integrazione dei questi piccoli italiani nelle scuole “normali”. Oppure, nella peggiore delle ipotesi e come osservato da diversi competenti, condurre alla soppressione di alcune classi per mancanza di bambini italiani “DOC” visto il continuo calo di natalità nelle coppie italiane.

La propaganda sloganistica già di per sé infastidisce; crea disinformazione; alza barriere e inutili muri; inasprisce gli animi; scalda le tifoserie. E tutto questo, a due mesi dalle Europee, è purtroppo da mettere in conto. Che un Ministro della Repubblica, al contrario, si accodi alle demenzialità del capo ultras un po’ più inquietante, soprattutto se queste contraddicono i dati rilevati dal suo stesso ministero.

Nel continuo mutare di posizioni, per una volta speriamo si adottino quelle degli italiani. O almeno, come rivendicato in molte altre circostanze, quelle della maggioranza di essi. Potrebbe essere un argomento efficace per la campagna elettorale in corso, oltre che valore distintivo di chi intende la politica come etica al servizio dei cittadini.  

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