“Al lupo al lupo”: a Sormano si prova a cambiare il finale

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Quando, in agosto dello scorso anno, la Prefettura di Como decise di collocare 70 richiedenti asilo nella casa dell’opera don Guanella a Sormano, le polemiche, le reazioni e le critiche non risparmiarono nulla e nessuno. Probabilmente, non senza motivo.

L’inserimento di 70 stranieri in una piccola comunità di 642 anime poteva essere, come poi è stato, un grave e condivisibile motivo di enorme preoccupazione: i numeri, quando sono veri, le grandezze, quando obiettivamente misurate, i dati di fatto, se non distorti, possono fare la differenza.

Sormano: lontana dai servizi; con scarse infrastrutture; trasporti pubblici praticamente assenti; collegamenti con “la civiltà” alquanto flebili; inesistenza di luoghi e di centri di attrazione, di svago, di socializzazione; il piccolo comune meta del turismo mordi e fuggi nei fine settimana di centauri, pedalofori, trekkinari e “accosta e magna” lombardi avrebbe ricevuto, nell’immaginario comune e nelle priorità amministrative, una sberla da far perdere la ragione a chiunque. Come in centinaia di altre situazioni di portata inferiore e minore impatto, i bardi della nota favola “al lupo al lupo” avrebbero colto la ghiotta occasione per ancor più caricare i toni della narrazione di quel fatalistico epilogo alla cui morale, fin da piccola età, siamo stati educati.

Non così, per citare il più recente di analoghi esempi fortunatamente in espansione nel nostro Paese, nel caso del Sindaco Sormani che di Sormano, nei decenni passati, ha gestito le sorti ricoprendo, a vario titolo, ruoli di amministratore e oggi riconfermato nella carica di primo cittadino. “Il comunista” è l’appellativo del quale a quanto pare vada fiero considerandosi, per sua stessa ammissione, figlio “di una famiglia di comunisti; di sinistra e assolutamente antifascista”: autoritratto dipinto in un’intervista rilasciata da lui stesso in occasione del precedente onore delle cronache nazionali all’epoca della polemica su quella che venne definita la “pineta di Mussolini”.

In quell’occasione, correva l’anno 2021, molti media anche a carattere nazionale si occuparono di questo paesino abbarbicato sulla guglia centrale del triangolo lariano, quasi ad anticipare ben più attuali diatribe innescate dai ricorrenti rigurgiti di nostalgia repubblichina. Non così oggi. Non per questa storia locale, pur di innegabile interesse generale.

Il percorso di integrazione ed inclusione avviato dall’Amministrazione sormanese sembra interessare solo a qualche media locale. Anche quando i numeri, le proporzioni e l’intelligenza che caratterizzano questo archetipo di una politica migratoria assennata sono eloquenti e potenziali ispiratori di strategie diverse nella gestione di uno dei maggiori problemi del nostro tempo e dei nostri luoghi.

Superato l’iniziale timore di quel 12% di nuova popolazione diversa, sconosciuta, pregiudizialmente confinata negli stereotipati luoghi comuni fomentati dagli agitatori di paura, l’interlocuzione con le autorità competenti ha innanzitutto limitato i nuovi arrivi a 50 in totale. Il protocollo d’intesa con una cooperativa sociale ha portato alla pianificazione di una gestione oculata delle inevitabili problematiche connesse e, sfruttando l’apertura mentis dell’Amministrazione, ad organizzare attività di pubblica utilità valorizzando le buone volontà degli ospiti loro malgrado. Il cromosomico volontarismo della locale associazione delle penne nere, innescato un’inedita cooperazione a vantaggio della comunità. Il crollo postumo delle barriere e degli steccati della cittadinanza, seguito alle azioni di sensibilizzazione civica avviate sull’onda delle decine di telefonate giunte al Sindaco nelle prime settimane dopo l’arrivo di quei potenziali turbatori dell’ordine precostituito e della quiete pubblica, un’integrazione possibile e vantaggiosa a doppio senso.

Oggi, i richiedenti asilo cooperano nella gestione di alcuni servizi di pubblica utilità. Parte del loro tempo, prima ammazzato giocando a calcio nel campo cittadino, viene impiegato nella manutenzione del parco pubblico comunale garantita al fianco degli alpini sormanesi. Alcune aree pubbliche e spazi verdi ripuliti dando man forte agli operatori ecologici comunali. Altri lavori socialmente utili messi in agenda per i prossimi mesi.

E per questo Natale 2023, l’inventiva della cooperativa sociale coinvolta nell’accoglienza e nella gestione di questi stranieri ha pensato bene di organizzare incontri nei quali il racconto delle loro storie venute da lontano hanno, forse definitivamente, sancito la possibile convivenza e la vantaggiosa convivenza possibili e auspicabili anche in presenza di una di quelle “invasioni barbariche” narrate da certa terroristica propaganda che, malgrado tutto e stando ai dati, va per la maggiore.

Valori che si riconoscono reciprocamente; storie che si assomigliano con ignorata facilità; diversità valorizzate come opportunità; paure esorcizzate dalla conoscenza; fantasmi evaporati al calore umano di relazioni vissute. Situazioni e volontà che testimoniano un modo diverso di affrontare i problemi; di fare politica; di gestire la vita delle comunità tutte che con queste nuove dimensioni dovranno sempre più fare i conti; inserendole una volta per tutte in una aggiornata mappatura dei loro tratti somatici e di quelle esaltate tradizioni che anche oggi, come da sempre e inevitabilmente, si modificano per durare anche domani.  

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