Tutela dell’ambiente e della salute: crederci funziona!

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Con una storica sentenza dello scorso 14 agosto, la First Judicial District Court del Montana (USA) ha riconosciuto che l’Atto con il quale il Governo nazionale non ritiene di prendere in considerazione l’impatto sul clima dei progetti energetici, in coerenza con quanto previsto in materia dalla costituzione dello Stato “viola il diritto ad un ambiente pulito e salubre”. 

Questo pronunciamento della Corte distrettuale è giunto a conclusione del processo, conosciuto come “Held vs. Montana”, intentato dalla organizzazione di giovani ambientalisti locali “Our Children’s Trust”, nei confronti dello Stato del Montana per le sue politiche di sostegno ai combustibili fossili ritenuti causa di inquinamento e degrado dell’ambiente, del clima e della salute psico-fisica delle persone.

La Giudice Seeley, responsabile del procedimento, ha ritenuto che lo Stato, in base alla Costituzione, ha la “discrezionalità di negare i permessi per le attività di combustibili fossili che comporterebbe livelli incostituzionali di emissioni di gas serra, degrado incostituzionale e impoverimento dell’ambiente e delle risorse naturali del Montana o violazione della costituzione e i diritti dei Montanans e dei giovani querelanti giovanili”. Una sentenza storica, che potrebbe costituire un precedente nel campo dei diritti ambientali; un’ulteriore dimostrazione di come la rivendicazione di diritti incardinati in principi fondamentali riconosciuti dagli ordinamenti costituzionali arriva a demolire muri apparentemente incrollabili e a conseguire obiettivi pregiudizialmente inarrivabili. 

L’occasione mi ha sollecitato a rileggere i due articoli pertinenti della nostra Costituzione italiana: l’articolo 9 e l’articolo 41. Questi due capisaldi della carta fondamentale della nostra società, stabiliscono che ambiente, biodiversità, ecosistemi e animali vanno tutelati (art. 9) e che l’attività economica non può svolgersi in contrato con la salute e l’ambiente perché questio sono paradigmi da tutelare da parte dell’economia, al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana (art. 41).

E’ evidente il senso di inadeguatezza provato personalmente e di inappropriatezza, o quantomeno di inefficacia, delle scelte collettivamente adottate nel nostro “Bel Paese” soggetto ad un imbruttimento progressivo, non di certo per il fisiologico passare degli anni, ma per la invasiva chirurgia plastica, notoriamente alquanto redditizia, esercitata sulle sue originali e originarie sembianze.

La corresponsabile arrendevolezza dei più, spesso strumentalmente alimentata dai predicatori del “tanto non cambia nulla”, dai tifosi del “sono tutti uguali”, dai peones dei “meglio tornare a com’era prima” e dai cheerleaders del “è il prezzo da pagare al progresso”, riceve un ulteriore scossone. Chissà quando sufficiente a risvegliare dall’intorpidimento di quel “cosa ci posso fare io” o, peggio, del “cosa vuoi che facciano questi giovani idealisti non ancora provati dalla durezza della vita né confrontatisi con la concretezza della realtà”. Le deprimenti giustificatorie-rifugio del dolce far nulla o del “sono cose che non mi toccano”, si annidano ed alimentano nei privati interessi e nelle sicurezze dei nostri recinti fisici e mentali. Si difendono, all’occorrenza, dentro le trincee profonde dell’inavvicinabilità di certi traguardi e dell’irraggiungibilità di obiettivi cancellati, come i sogni al risveglio, dalla routine della quotidiana realtà.  

Questi giovani, dimostrandosi ben più adulti di chi anagraficamente così classificato, hanno lottato per l’ambiente, certo, ma facendolo in nome e per conto dei loro potenziali futuri figli ottenendo un primo importantissimo, formale riconoscimento di principi giuridici applicabili ai diritti intergenerazionali.

Questi giovani dimostrano possibile, ancora una volta, l’avverarsi di presunte “utopie” e la fattibilità, ma anche la provocatoria bellezza, di accettare sfide, porsi obiettivi e intraprendere azioni che mettono alla prova la durezza dei fossatiani “maledetti muri che abbiamo nella testa”. Per scoprirli molto più friabili di quanto si crede quando travolti dall’irruenza delle giuste cause. 

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