A “Furbolandia” l’importante è divagare

Dall’inizio del 2023, quattro mesi di indagini della Guardia di Finanza hanno scovato In Italia 1.936 evasori totali (ovvero imprese e lavoratori autonomi completamente sconosciuti all’Agenzia delle Entrate), 9.495 lavoratori “in nero”, 3.726 persone incriminate per reati tributari e 360 evasori internazionali (cioè intestatari di immobili fittizi e capitali all’estero). La stima dei danni economici provocati da questo coacervo di furbetti è un tesoretto che ammonta ad oltre 600 milioni di Euro.

Le ulteriori indagini condotte sui cosiddetti crediti agevolati per l’edilizia, i “Bonus” di vario genere, hanno portato a stimare “crediti inesistenti” per un valore di 3 miliardi di Euro che sommati ai 3.7 miliardi sequestrati tra la fine del 2021 il 2022 fanno si che il bilancio statale italiano hanno subito una decurtazione di oltre 6 miliardi di Euro totali.

Sono le cifre pubblicate ieri da Il Sole 24ore che reputo quotidiano informato, serio e non di certo interessato alla destabilizzazione dei poteri politico-economici del nostro Paese.

Ciò che risulta oltremodo interessante, prima di mettere sul piatto qualche riflessione in merito, sono i numeri relativi alle tanto chiacchierate furbizie in materia di Reddito di Cittadinanza. Nel merito, lo stesso articolo riporta come sulle 4.633 indagini effettuate sui percettori del Reddito, 2.886 persone hanno agito illecitamente appropriandosi di un non dovuto stimato in 42 milioni di Euro.

Vale infine la pena ricordare che, in Italia, l’ammontare totale annuo di evasione fiscale e contributiva è pari a 99.2 miliardi di Euro dei quali 86.5 miliardi di tasse non pagate e 12.7 miliardi di contributi non versati (dato 2019).

Lascio ad ogni lettore il confronto tra queste cifre e la valutazione circa le priorità di azione condotte negli stessi quattro mesi da chi di dovere. Dal canto mio, non posso che riflettere sulle urgenze in materia messe in campo dal Governo in carica. A fronte della repentina e non negoziabile abrogazione del Reddito di Cittadinanza, sinceramente non riscontro la stessa determinazione e azioni di pari efficacia nei confronti di una piaga che da anni, se non da sempre, si trascina in un Paese come l’Italia e in un contesto come l’attuale caratterizzati dalla non floridità delle casse statali.

Se a questo vogliamo aggiungere l’ultimo grande argomento messo al centro del tavolo di confronto con le opposizioni, dicasi le riforme istituzionali e costituzionali, il dubbio di reputazione tra l’incapacità e la connivenza dell’attuale maggioranza viene spontaneo; mentre quello di valutazione dell’incidenza delle opposizioni, alcune delle quali sull’opposto versante negli ultimi anni, è senza dubbio confermato. A meno che, non ci si voglia convincere delle condizionalità imposte dai poteri finanziari ed economici ai quali, in Italia come altrove, devono rispondere gli establishment di qualsivoglia schieramento politico.

Se infine, volessimo per una volta riflettere sulle distorsioni culturali provocate dal mantra della diminuzione delle tasse utilizzato indistintamente da tutti i partiti in campagna elettorale, per la verità con alcune differenze sostanziali circa i modelli fiscali previsti per la sua concretizzazione, si farebbe a mio avviso un grosso passo in avanti verso una maggior partecipazione responsabile dei cittadini.

Certo, una drastica diminuzione dell’evasione sarebbe auspicabile per giustizia e utile per convenienza. Ma, non senza una parallela consapevolizzazione che al crescere della ricchezza di un Paese altrettanto dovrebbe aumentare la sua ridistribuzione; non senza scelte che al crescere dei margini di profitto dovrebbero crescere le contribuzioni da essi derivanti; non senza opzione prioritaria per tutte le azioni propedeutiche ad uno sviluppo economico complessivo imprescindibilmente legato allo sviluppo armonico di tutte le componenti di una comunità quale sono i cittadini italiani; non senza un’insistente rieducazione tesa a concepire la contribuzione fiscale come un dovere valido per tutti e al tempo stesso un beneficio per ognuno da godersi, se a ciò opportunamente destinato, in servizi pubblici universali. Non solo in nome dell’etica, quanto in virtù delle assodate leggi delle scienze economiche e della dimostrazione storica dei fatti.

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Un commento

  1. L’evasione fiscale è storica in Italia. Per alcuni anni, va detto, è stata la manna non esattamente lodevole che a permesso a molte piccole imprese di sopravvivere. Ma è anche un male comune del cliente di un professionista e del professionista stesso. È il male dell’operaio che faceva lo straordinario al nero e del suo datore di lavoro, dell’insegnante che impartiva lezioni private. È un male comune che però non può essere combattuto solo educando. Vincerà lo Stato solo quando di riflesso a quanto versa il contribuente riuscirà a rendere servizi seri al cittadino e non a mantenere con i soldi dei contribuenti la macchina partitocratica e gli apparati legati ad essa. Ma qui ci vorrebbero in ogni caso ore di riflessione e discussione