Nel mondo, 258 milioni di persone soffrono la fame

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Nel 2022 le persone che devono affrontare una crisi di grave insicurezza alimentare sono 65 milioni in più rispetto al 2021.

Secondo il Global Report on Food Crises redatto dalla FAO, nel 2023 lo scandaloso numero di “affamati” sale a 258 milioni distribuiti in 58 Paesi, dato che porta il Segretario Generale ONU Antonio Guterres a definire questa piaga mondiale come semplicemente “inconcepibile”.

I Paesi maggiormente colpiti sono Somalia, Afghanistan, Burkina Faso, Nigeria, Sud Sudan, Yemen e, per la prima volta nella storia, Haiti: un elenco che denuncia inconfutabilmente come i conflitti e le guerre siano una delle principali cause dell’insicurezza alimentare nel mondo.

Guerre, shock economici, eventi climatici estremi e speculazioni finanziarie sui prezzi delle derrate alimentari sono i contesti dentro il quali molte popolazioni perdono la loro capacità di resilienza comunque dimostrata anche nelle loro strutturali situazioni di difficoltà e vulnerabilità.

Il circolo perverso che si ingenera tra queste principali concause deve essere immediatamente spezzato con misure preventive e un adeguato aiuto strutturale alle economie e allo sviluppo di questi Paesi e di tutti quelli dei Sud del mondo affinché in futuro il problema dell’insicurezza alimentare non dilaghi e si acuisca in altre regioni.

Contrariamente alla convinzione di buona parte dell’opinione pubblica, l’attuale crisi alimentare non è imputabile a carenza di cibo, ma piuttosto ad una sua ingiusta distribuzione, che porta allo scandaloso squilibrio di Paesi che lottano contro la sovralimentazione e altri che combattono per cibo in qualità e quantità sufficienti, e agli ostacoli infrapposti al libero accesso alle risorse alimentari disponibili.

Senza dubbio, urgono decisioni coerenti dei decisori delle grandi politiche globali; serve la determinazione dei singoli Governi per concretizzare un plus di solidarietà e di giustizia; altrettanto, si rende indispensabile invertire l’egoismo e l’indifferenza che caratterizza molte persone baciate dalla fortuna di essere nate in un Paese ricco senza merito alcuno.

Lo stanziamento di adeguate risorse per lo sviluppo sostenibile dei Paesi impoveriti, ancora oggi vergognosamente al di sotto degli impegni sottoscritti dai Paesi ricchi; il sostegno ai mercati locali, attualmente soffocati dalla concorrenza sleale delle grandi multinazionali della distribuzione; la ricerca scientifica per tecniche agronomiche accessibili ai piccoli agricoltori, attualmente sacrificata sull’altare della manipolazione genetica voluta e finanziata dalle lobbying dei pochi detentori del mercato delle sementi; un consumo responsabile che privilegi l’acquisto di prodotti locali e “di stagione”; la drastica riduzione degli sprechi alimentari che qui in Italia raggiungono i 27 Kg/persona/anno sono alcune delle misure indispensabili per cancellare uno scandalo che condanna a morte o ad una vita di privazioni più di 35 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni di età.

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