Blitz della Commissione europea: prolungato per 10 anni l’uso del Glifosate
Anche in assenza di una maggioranza qualificata degli Stati membri, la Commissione europea ha dato il via libera all’utilizzo dei prodotti erbicidi a base di Glifosate per altri 10 anni, sino al 2033.
Vale la pena rammentare come decisioni di questo genere, in base ai regolamenti e alle normative vigenti in Europa necessitino, per una loro approvazione, del voto favorevole di 15 Stati membri rappresentanti almeno il 65% della popolazione europea. In assenza di tale maggioranza, sempre ai sensi delle norme in vigore, la Commissione ha due opzioni possibili: riconoscere il mancato consenso tra i Governi, quindi ritirare il provvedimento, oppure agire “motu proprio”, cioè assumersi unilateralmente la responsabilità di procedere nella sua attuazione.
Risulta altresì utile richiamare i l fatto che il principio attivo di questi potenti erbicidi, il Glifosate appunto, è stato ritenuto “innocuo” dalla EFSA – l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare in passato già ripetutamente oggetto di controversie e critiche circa la sua imparzialità ed indipendenza dalle grandi multinazionali di filiera – mentre classificato come “probabilmente cancerogeno” da parte sia del CIRC (Centro Internazionale per la Ricerca sul Cancro), sia dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Infine, non da ultimo, importante citare come il diritto internazionale in casi di controversia tra scienziati e studiosi rispetto alla nocività e agli effetti collaterali di una sostanza prevede opportunamente l’applicazione del cosiddetto “principio di precauzione” secondo il quale, in assenza di certezze, ne impone il divieto di commercializzazione a tutela preventiva della salute umana.
Tutto ciò chiarito, la decisione assunta dalla Commissione di comunque prorogare l’utilizzo del Glifosate sino al 2033 pur in assenza del consenso tra gli Stati membri, non può che essere ricondotta ancora una volta al potere lobbistico delle multinazionali capaci di influenzare e, spesso, determinare le scelte di una politica impastoiata di affarismo, ricerca di interessi particolari e compiacente ai lauti tornaconti personali e collettivi garantiti dai potentati economico-commerciali.
Il voto a Bruxelles della direttiva in questione, infatti, ha visto 17 Stati favorevoli a bloccare da subito l’utilizzo del prodotto, una larga maggioranza purtroppo non rappresentante il 65% della popolazione; la netta minoranza di 3 Stati pronunciatisi per il “si” alla proroga decennale; 7 astenuti, tra i quali Germania, Francia e purtroppo anche Italia. Chissà com’è che la determinazione, il piglio decisionale e la dirittura del fare del Governo e del Ministro Lollobrigida in questo caso hanno lasciato il passo a posizione possibilista. Come nel caso della Risoluzione ONU sulla Palestina. E dire che il “tirare fuori le palle” e il “tirare diritto” sembrano essere i motti della rivoluzione annunciata dal Governo anche in materia di politica estera.
Chi, al contrario, non esita e non bada a compromessi e attendismi, sono le grandi multinazionali chimiche con in testa la Bayer. Dopo aver acquistato nel 2018 la famigerata Monsanto, il colosso tedesco (Ops!!) è il produttore dell’altrettanto famigerato “Roundup”. Erbicida totale, largamente impiegato dalle aziende agricole in tutto il mondo, anche quelle che strapagano spot pubblicitari infarciti di rispetto dell’ambiente, difesa della biodiversità, tutela del consumatore e via di seguito; diserbante inviato nei milioni di Kit umanitari inviati in soccorso ai piccoli agricoltori locali all’indomani del terribile terremoto del 2010 che ad Haiti seppellì 200mila morti; disseccante ancora fraudolentemente impiegato da giardinieri italiani, anche in luoghi pubblici, con la compiacenza di amministratori votati all’efficientismo di risposta alle lamentele dei cittadini.
Il giorno successivo la scellerata opzione della Commissione europea, i boss di Bayer si sono affrettati a dichiarare: “Questa nuova autorizzazione ci permette di continuare a fornire agli agricoltori di tutta l’Unione europea uno strumento importante” e, aggiungo io, di continuare ad accumulare profitti miliardari sulla pelle delle persone e sul futuro del pianeta.
Il tutto in barba alla retorica della volontà popolare, sempre più declamata all’occorrenza e sempre meno considerata nei processi decisionali. Come eloquentemente riportato da Il Sole 24ore: “L’approvazione della proposta di rinnovo sarebbe in netto contrasto con la volontà degli europei – si legge in una nota dell’associazione ambientalista il Pesticide Action Network – cinque anni fa un milione di cittadini chiese formalmente il divieto, e un recente sondaggio Ipsos condotto in 6 Paesi della Ue mostra che secondo due terzi (62%) dei cittadini l’uso del glifosato dovrebbe essere vietato in Europa».