PGT: occasione d’oro per scelte condivise

La definizione del Piano di Governo del Territorio (PGT) di una città è un’opportunità unica per dimostrare come la visione di lungo termine per il suo sviluppo sia l’unica finalità che sottende un così importante esercizio amministrativo. La rimodulazione del PGT può costituire, per qualsivoglia Amministrazione, la prova provata della sua tensione al bene comune della città e dei suoi cittadini, del territorio e dell’ambiente.

La conciliazione tra legittimi interessi diversificati è compito che indiscutibilmente fa capo ai detentori della delega di governo assegnata dalle urne, che qui trova un’occasione per dimostrare quella tensione, spesso dichiarata, ma più raramente constatata, ad essere il governo di tutti, anche di coloro che avrebbero volentieri delegato ad altri tale compito. Qui trova un banco di prova e di verifica della sincerità e della coerenza dello svolgere un servizio alla comunità intera – come correttamente inteso il governare – piuttosto che dell’imposizione di linee, idee e ideologie di una parte di essa, anche se maggioritaria.

Quest’ambiziosa prospettiva necessita di tempi adeguati, esperienzialmente non di breve durata; di disponibilità a fare sintesi di interessi a volte contrapposti, di esigenze differenziate, di problematiche e difficoltà antitetiche. Di tensioni, di alquanto complessa riunificazione, delle necessità impellenti con la considerazione dei bisogni di domani. Richiede, per questo e per il bene comune della comunità, l’andare oltre partigianerie, schieramenti e prese di posizione pregiudiziali.

Esperienza e teoria hanno ampiamente dimostrato come la fretta di addivenire a soluzioni vada a discapito della loro adeguatezza; la preoccupazione di dimostrare “il fare”, pur utile ad altri fini, cozza il più delle volte con la pertinenza, la sostenibilità, la lungimiranza di un “pensiero lungo” proiettato oltre termini e scadenze ravvicinati e, in fin dei conti, con il buon vivere e lo sviluppo armonico della comunità nel suo insieme.

Condividere con i diversi portatori di interesse la definizione del PGT, così come di altre scelte strategiche per una città, significa aver compreso che l’interpretazione dei bisogni di un territorio è responsabilità che va oltre i numeri di un mandato ricevuto, va al di là dell’illusione supponente di rappresentare il tutto, supera la presunzione di onniscienza. Chi sarà destinatario delle scelte finali, ha il diritto-dovere di contribuire alla loro definizione con la condivisione di esperienza, per definizione soggettiva e parziale, messa a disposizione del buon governo della città. Chi dovrà operare la sintesi ha la necessità di avvalersi di questa disponibilità e il dovere di condividere i processi decisionali non accontentandosi di ininfluenti consultazioni rivendute con altisonanti, ridondanti, ormai cacofonici inneggiamenti a processi partecipativi in ogni dove.  

Amministrazione condivisa: da mesi, con il nostro “Appello ai canturini a un anno dalle elezioni”, andiamo proponendo a tutte le realtà organizzate del nostro territorio un modo diverso di fare le cose. Abbiamo chiesto agli amici di “Cantù oggi 360”, i cui Presidente e Vicepresidente sono tra i promotori dell’Appello, di organizzare un incontro pubblico (domani ore 21.00 presso la Sala Zampese della Cassa Rurale di Cantù) con il quale condividere con i canturini esperienze concrete di Amministratori comunali di diversi schieramenti politici che hanno beneficiato le città da essi amministrate di questo approccio, che dimostra non solo la sua efficacia, ma altresì la sua condivisibile applicazione da parte di forze politiche di contrapposto orientamento. Approccio ormai adottato, in numero significativamente crescente anche nel nostro territorio, da parte di realtà produttive divenute testimoni della fattibilità, della concretezza e, soprattutto, della redditività dell’aver messo in campo dinamiche e percorsi di partecipazione decisionale nella definizione delle strategie future.

La manifesta disponibilità dei portatori di interesse della nostra città, da alcuni già manifestata con l’insofferenza di vedersi ancora una volta calare dall’alto decisioni che li riguardano, costituisce un formidabile asso nella manica per vincere la partita complessa, articolata, conflittuale dell’immaginare e del progettare la Cantù da consegnare a chi dopo di noi vivrà questa terra benedetta da dio.  

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