Appello ai canturini – Il confronto negato dalla Lega

Un accenno di fibrillazione pre-elettorale, un po’ di presunzione, una curiosa interpretazione del “confronto”, la distorta considerazione dell’associazionismo e un’attribuzione indebita, mai rivendicata. Queste mi sembrano gli atteggiamenti che emergono dalle parole del Segretario delle Lega canturina in reazione alla nostra iniziativa “Appello ai canturini a un anno dalle elezioni”.

Faccio riferimento alle dichiarazioni di Maurizio Facchini, apparse oggi sul quotidiano locale “La Provincia”, per giustificare e rivendicare la singolarità della Lega rispetto a tutte le altre forze politiche cittadine, nel non aver voluto accettare il nostro invito ad un incontro per confrontarsi in merito alla proposta avanzata a chiunque dovrà amministrare Cantù da giugno 2024. Abbiamo incontrato tutti “tranne uno”, avevo detto nei giorni scorsi allo stesso quotidiano, sperando ancora una volta che gli esponenti del Carroccio volessero avviare un’interlocuzione con i firmatari dell’Appello che, lo ribadisco all’infinito, nulla hanno a che vedere con “manifesti o propagande elettorali alle porte delle prossime elezioni amministrative”, come artificiosamente asserito dal Facchini.

Affermare di non voler incontrare il sottoscritto in quanto “non rappresenta i canturini”, è semplicemente ridicolo. Non essendomi mai sognato di rivendicare tale privilegio, mi pare che l’ovvietà di questa giustificazione lasci intravvedere, in chi lo afferma, quella postura da “dittatura della maggioranza” ben identificata dal noto costituzionalista Sabino Cassese come uno dei maggiori mali della nostra democrazia moderna. Quel modo di fare per cui chi governa, legittimato dai risultati delle urne, pretendendo di rappresentare “tutti” ignora ed esclude anche da un minimo di confronto le minoranze perdenti. Ulteriore conferma dell’opportunità dell’Appello con il quale, tra l’altro, chiediamo “un modo diverso di fare le cose” e riaffermiamo il valore della pluralità e delle diversità come fondamentali per il bene delle comunità.

Per questo, vale la pena ribadire per l’ennesima volta come sia lontano dagli intenti dei firmatari l’obiettivo di costituire una “lista” che, su questo do ragione al Facchini, porterebbe ad una “Babele amministrativa” proprio in virtù del pluralismo e della “eterogeneità delle anime” dei proponenti.

Per altro verso, non credo proprio che il centro destra e la Lega, si possano trovare a loro agio sulla cattedra della “omogeneità delle politiche e della visione progettuale della Città”, come ancora sbandierato dal Facchini. Due esponenti di Fratelli d’Italia, presente in Città con due circoli “separati in casa” e non certo per criterio territoriale, hanno di recente lasciato il Consiglio comunale; i loro colleghi di Forza Italia si sono dissociati per fondare la nuova formazione “Liberi tutti”; il Capogruppo dello stesso partito del Facchini, sempre dalle colonne de “La Provincia”, piuttosto che l’icona babeliana aveva evocato come unificatore di tutti i firmatari dell’Appello quella dell’uniformismo dello “stile della sinistra”; e soprattutto, come sopra citato, anche la risposta del “centro destra” al nostro Appello non si è certo caratterizzata per uniformità di comportamento e di stile.

Tuttavia, tutto ciò passa in secondo piano considerando l’idea di “confronto” espressa dal Facchini: affermare che la Lega “sicuramente anche nei prossimi mesi proseguirà a un confronto politico e programmatico con le forze politiche e le realtà civiche di ispirazione di centro destra”, sottolinea ancor di più la pertinenza della sollecitazione del nostro Appello. Il confronto democratico e costruttivo per il bene della città, così insegnano i padri della nostra democrazia, si basa sull’ascolto, l’interlocuzione e la valorizzazione delle idee e delle posizioni diverse. Non solo quelle di chi la pensa allo stesso modo. Altrimenti, si continueranno a fare le cose nello stesso modo, adagiandosi sugli allori dell’ultima vittoria elettorale che, per quanto netta, non ammette la presunzione di “rappresentare i canturini” tutti. A nessuno. Non a me, che mai l’ho ipotizzato, ma nemmeno a Facchini e ai suoi.  

Cantù, anche questo ribadito nell’Appello, è un territorio ricco di esperienze, di associazionismo, di civismo, di volontariato che fa dell’autonomia un cardine della sua identità. In questi contesti, le ispirazioni politiche sono tassativamente relegate alla sfera individuale, consegnate alla libertà di espressione e di adesione delle singole persone. Il fondamento dell’associarsi per il Terzo Settore sta nel rispetto delle istituzioni, così come nel diritto di riconoscimento del ruolo essenziale e insostituibile giocato in prima persona per la comunità. Tentare la carta della distinzione identitaria, del favoritismo condiscendente o, peggio, del clientelismo collateralista, può convenire ad alcuni per incassare a breve. Alla lunga, ne possiamo stare certi, amplierà la platea di coloro che hanno compreso la vera natura dei diversi giocatori.

Due rimpianti, da oggi, aumentano in me la loro intensità: quello di non aver convinto una forza politica significativa per Cantù circa l’opportunità e la ricchezza di un dialogo con parti vive di questa città; e poi, quello di prendere atto di come gli irrigidimenti ideologici di alcuni, oltre a dimostrare il non aver a cuore la comunità tutta, minano le basi, vanificano gli sforzi e le fatiche di Dirigenti pubblici in forza a questo Comune che da tempo si impegnano per un modo diverso di fare le cose. Per il bene di Cantù e dei suoi abitanti, a partire da quelli più deboli e fragili.

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Un commento

  1. La maggioranza di destra non solo a Cantù, ma dovunque, crede di essere in un regime di monarchia elettiva nella speranza che divenga permanente……..
    L’azione politica è fondata essenzialmente sulla pubblicità (tipo quella di dash, o meglio, di Vanna Marchi) basata sugli annunci, sulle autopromozioni e sulla occupazione evidente dei mezzi di comunicazione.
    Ci cascheranno gli italiani quando andranno a votare? Crederanno, ad esempio, che si farà il ponte sullo stretto di Messina senza pensare alle infrastrutture stradali e ferroviarie che sono preliminari? Possibile che nessuno si renda conto che un’opera del genere a pochi chilometri dal vulcano più alto d’Europa e situato sulla faglia che ha determinato la distruzione di Messina nel 1908 è un azzardo? Gli ingegneri dicono che si può fare (3 km e 300 metri di campata unica ! ) ma per le forze della natura il ponte è un fuscello. Inoltre bisognerebbe abbattere un quartiere di Messina per costruire la base di un pilone del ponte. La superficialità e l’improvvisazione dei partiti di governo è evidente. Come è possibile non accorgersi di questo sia a livello nazionale che locale?
    A livello locale è possibile che nessuno si accorga che nell’area del nuovo palazzetto dello sport cresce l’erba, che le strade sono piene di buche, ………
    Prepariamoci a votare bene quando sarà il momento.