Quando il cuore delle città pulsa della sua gente

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Ieri sera, la Piazza della nostra città è tornata a vivere. Centinaia di persone, in maggioranza cristiani e mussulmani, hanno risposto all’appello della Commissione Cultura delle parrocchie cittadine per un momento di convivialità condiviso.

Ieri sera in Piazza c’era la Città. Quella città che, piacente o dolente per alcuni, è sempre più multietnica, multireligiosa e multiculturale; città che a fatica mantiene un tasso demografico appena costante grazie ai 3.500 cittadini stranieri, l’8.7% della popolazione, dato registrato prima della “invasione”, non bollata come tale, provocata dalla guerra in Ucraina; che mantiene buona parte di anziani e non autosufficienti solo grazie a questi cittadini privi della D.O.C.G. brianzola; che garantisce alcuni servizi essenziali a bassa manovalanza, quelli rozzamente definiti come “lavori di merda”, con il lavoro di persone tenute ai margini della “piazza”.

Ieri sera la Piazza è tornata bambina. La nostalgia dei tempi in cui i bambini si appropriavano delle piazze e delle strade di Cantù è stata spazzata via da quei tanti figli di immigrati venuti a fare festa con i loro genitori; testimoni inconsapevoli della prospettiva ancora possibile di un futuro non di soli vecchi; esempio, voluto o subito come noi “ai nostri tempi”, dei valori della famiglia unita; che, dopo la preghiera, hanno scorrazzato per la piazza come noi facevamo quando c’erano quegli Oratori che, oggi, la nostra cristianità è costretta a chiudere per mancanza di bambini.

Ieri sera la Piazza ha pregato. Sul sagrato della Chiesa di San Paolo, i fratelli mussulmani hanno tenuto la preghiera quotidiana ancor più praticata in tempo di Ramadan; fuori dal “Tempio” come profetizzato duemila anni fa; a dimostrazione di come pretestuose contrapposizioni pseudo-burocratiche siano inefficaci quando ciò accade “in spirito e verità”; compiendo un passo simbolico di avvicinamento possibile e auspicato tra i luoghi di culto diversi; manifestando qualcosa che va ben al di là del rispetto delle diversità tra sacerdoti e Imam; masticando amaro, e ancora soffrendo, per i contenuti delle lettere scritte undici anni orsono in reazione alle parole pronunciate dal pulpito dall’allora prevosto don Lino in possesso degli organizzatori e che sarebbe utile diffondere a futura memoria.  

Ieri sera la Piazza era “Agorà”. C’era tanta gente e c’erano tante associazioni; la piazza e il centro sembravano essersi trasformati da “Acropoli” ad “Agorà”; c’erano i partiti “di minoranza” rappresentati dai loro esponenti più significativi; c’era, almeno fino a metà pomeriggio, un presidiante gazebo della Lega di Salvini, vessillo identitario ed evocativo del 60% dei cittadini elettori; c’era la rappresentazione vivente di come insieme si possano superare preconcetti e anacronismi e, allo stesso tempo, dell’enorme compito che ci si chiede di svolgere; c’era la proiezione di un tessuto sociale e politico uscito dalle gestione quotidiana, dalle briglie del piccolo cabotaggio, dal ruolo di barellieri della storia fatta da altri e tornato “in piazza”, tra la gente per far riappropriare la cittadinanza della polis e, insieme, fare “politica”.

Ieri sera la Piazza è tornata ad essere Piazza. Quel luogo emblematico di città vissute e fatte di relazioni, di ritrovo e di incontro; di consolidamento del cemento sociale e rinnovamento di legami affievolitisi nelle individualità edonistiche e pigre; di percezione della possibilità concreta di sfidare il difficile, di non rassegnarsi al corso degli eventi e piegarsi ai venti delle convenzioni scontate; di partecipazione reale e diffusa, vero e abissale distinguo tra concezioni diverse del perseguire il bene comune.

Ieri sera in Piazza, non c’è stata solo convivialità, ma coscienza del dovere di ognuno di sentirsi corresponsabile.

Almeno così è stato per me.

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6 Commenti

  1. Analisi perfetta. Quando l’esempio di integrazione e convivenza può passare benissimo anche per le nostre città.

  2. Come quasi sempre ti leggo non subito in questo caso può essere positivo
    Innanzitutto come sempre grazie delle tue riflessioni.
    I giorni seguenti questo bellissimo incontro, i commenti dei responsabili nazionali e locali di questa città lasciano per lo meno di….stucco
    Non so se meritano commenti o …non ti curar di loro…..
    Se ci fosse da firmare “un” solo articolo in risposta o di chiarimento io fermerei volentieri
    Buona serata a tutti
    Ruggero