PNRR, semi, piante e furbetti di palazzo

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Tra i progetti approvati all’Italia con il PNNR, c’è quello relativo alla riforestazione urbana delle metropoli italiane.

L’obiettivo? Piantare oltre 6.6 milioni di alberi entro il 2026 per mitigare i cambiamenti climatici di causa antropica particolarmente pronunciati in presenza di traffico, smog, densità abitativa e cementificazione.

Le risorse stanziate? Ben 330 milioni di Euro suddivisi in tranche da erogare a conseguimento di obiettivi intermedi, delle quali 84 milioni erogati per il 2022 per la messa a dimora di 1.6 milioni di alberi.

Lo stato dell’arte? Innanzitutto, l’incredibile assenza di città come Milano, Bologna e Firenze, assenze dovute alla indizione di Bandi di gara “troppo stringenti” (dichiarazione del Comitato di controllo della Corte dei Conti). Queste 3 metropoli, infatti, hanno previsto “lotti minimi ed unitari” di assegnazione – fino ad appezzamenti inesistenti di 10 ettari unificati – evidentemente introvabili nelle aree ad alta densità abitativa. Le restanti 11 città, hanno invece ricevuto somme pari a 84 milioni di Euro.

A fronte quindi di una relazione al parlamento dello scorso 25 gennaio circa lo stato di avanzamento dei lavori riferisce del sostanziale raggiungimento dell’obiettivo intermedio 2022, gli organi di verifica e controllo – carabinieri e Corte dei conti – evidenziano come, ad esempio, a Messina,  città con la quota più significativa di risorse ricevute, gli interventi risultano ancora alla fase dello studio di fattibilità; a Napoli si stanno  ancora individuando i vivai da utilizzare per la fornitura delle piante; addirittura a Genova si sono riscontrate irregolarità nelle aziende aggiudicatrici del bando.

Come se non bastasse, fatto veramente indescrivibile, i dati citati dal Ministro del MASE Pichetto Fratin portano a far credere di aver addirittura superato quanto previsto dal progetto presentato, avendo piantato 8 milioni di piante. La vergogna delle dichiarazioni del Ministro sta nel fatto che, come si può evincere da un’attenta lettura dell’alquanto generico Comunicato stampa dello stesso Ministero, nel computo degli 8 milioni rientrano sia le piante già sviluppate, sia le sementi piantate in vivaio !!!

A tutto ciò si aggiungono i controlli effettuati dall’Arma dei Carabinieri nel corso del 2022, che hanno riportato una elevatissima moria degli esemplari messi a dimora. Addirittura a Genova, nessuna delle 868 piante ha attecchito. Vero è che la straordinaria siccità dello scorso anno ha messo in seria difficoltà tutti gli operatori di settore, ma altrettanto inconfutabile l’obbligo delle aziende esecutrici di provvedere alla sostituzione degli alberi disseccati e del Ministero di procedere con le opportune contromisure in caso di omissione.

Vantare il superamento degli obiettivi prefissati contando piante, piante morte e sementi è operazione da furbetti di palazzo che tuttavia, ahinoi, non imbambola i funzionari di Bruxelles che, come noto, stanno anche su questo progetto obiettando la regolarità dell’Italia e, di conseguenza, dubitando dello stanziamento delle tranche successive del PNNR.

Unica considerazione finale, a parziale discolpa del Governo italiano e a critica delle decisioni Comunitarie, attiene all’ennesima dimostrazione dell’inefficacia della centralizzazione dei progetti. Senza un coinvolgimento diffuso, senza approccio partecipativo, con la concentrazione in pochi soggetti, siano essi decisori o attuatori, con le scelte calate dall’alto circa l’ubicazione delle realizzazioni progettate sempre più si assiste a quei fallimenti che in passato chiamavamo, qui è proprio il caso di ricordarlo, “cattedrali nel deserto”. Purtroppo, l’unica realtà sempre più verosimile sarà “il deserto”.

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