A 91 anni ci ha lasciati Dominique Lapierre
Una perdita incolmabile quella lasciata dalla scomparsa di Dominique Lapierre. Scrittore di fama internazionale, aveva adottato per se il motto di Madre Teresa di Calcutta “tutti possiamo fare qualcosa per cambiare le ingiustizie del mondo”.
Dopo i primi anni di carriera come rampante cronista del quotidiano “Paris Match”, Lapierre si è dedicato alla difesa dei diritti degli ultimi e dei diseredati, in particolare in India, dove ha fondato con la moglie Dominique l’associazione “Action pour les enfants des lépreux de Calcutta”, devolvendo metà dei diritti d’autore a sostegno di asili e centri per la lotta alla lebbra e alla tubercolosi. Questo impegno gli è valso la più alta onorificenza indiana,” Padma Bhushan”, che migliaia di persone hanno richiesto a suo nome inviando al governo di New Delhi una lettera lunga dodici chilometri.
Tra le sue pubblicazioni: “Parigi brucia?”; “Gerusalemme, Gerusalemme”; “Stanotte la libertà”; e ancora più famosi e letti: “La città della gioia” e “Mezzanotte e cinque a Bophal”; fino a “Un arcobaleno nella notte” nel quale descrive la lotta di Nelson Mandela alla segregazione in Sud Africa della quale ebbe modo di dire: “solo grazie a un idolo dell’umanità come Nelson Mandela, che per me è allo stesso livello di Gandhi, non è finita nel sangue“.
Con “Gli ultimi saranno i primi”, Lapierre conclude la sua fulgida opera letteraria lasciandoci un esempio narrato e vissuto di come ognuno di noi dovrebbe e potrebbe fare qualcosa.