Clima: i contrasti alla COP 27 portano al suicidio collettivo

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“Sono qui per fare appello a tutte le parti di essere all’altezza del momento e alla più grande sfida che affronta l’umanità. Il mondo sta guardando e ha un semplice messaggio: o la borsa o la vita“.

Le parole che Antonio Guterres – Segretario Generale ONU – sta utilizzando alla COP 27 (la conferenza internazionale sui cambiamenti climatici in corso a Sharm el-Sheikh – Egitto) sono tanto lapidarie quanto inusuali per il massimo esponente della diplomazia globale.

La necessità di affrontare e risolvere il continuo e progressivo innalzamento della temperatura del pianeta e dei livelli di emissione di gas nocivi, CO2 in testa, è un imperativo per la sostenibilità della terra e la vivibilità dell’umanità presente e futura.

In attesa che gli Stati trovino un accordo sulla bozza di dichiarazione finale, che incontra enormi problemi di approvazione, in particolare per quanto attiene il cosiddetto meccanismo lost and damage” (ovvero sulla necessità di finanziare i ristori per perdite e danni subiti dai Paesi in Via di Sviluppo), il monito di Guterres suona come un ultimatum condivisibile e condiviso da quella parte del globo che, ancora secondo il Segretario Generale ONU, non sono più disposti a sopportare per lungo tempo i soprusi dei Paesi del Nord ricco.

La ricetta proposta dalle Nazioni Unite?

Un patto di solidarietà climatica” che sostenga finanziariamente i Paesi poveri per far fronte agli effetti del riscaldamento globale con lo stanziamento di 100 miliardi di Dollari per la finanza climatica in loro favore;

l’uscita graduale dal carbone per i Paesi più ricchi entro il 2030 e altrove entro il 2040;

una tassa sugli extra profitti delle compagnie di combustibili fossili;

la concretizzazione delle misure per il mantenimento del riscaldamento globale entro il limite di 1,5 gradi centigradi.

Se la COP 27 non produrrà risultati concreti, neppure sul piano delle intenzioni, l’avvertimento condivisibile di Guterres stigmatizza come il nostro mondo continuerà a percorrere “l’autostrada dell’inferno climatico con il piede sull’acceleratore ……. decidendo di andare verso un suicidio collettivo

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