La ONU riconosce ufficialmente l’Economia Sociale e Solidale (ESS)

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Con una decisione storica per il mondo del Terzo Settore, lo scorso 18 aprile l’Assemblea delle Nazioni Unite ha ufficialmente riconosciuto l’Economia Sociale e Solidale (ESS) come uno strumento tra quelli fondamentali per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Per questo, la stessa Assemblea invita i 187 Stati membri a incoraggiare, sostenere e adottare politiche promozionali di questa pratica e dei soggetti operanti nella ESS.

L’adozione di questa Risoluzione, avvallata anche dal Governo italiano, rivoluziona profondamente la cultura del lavoro e del mercato sino ad oggi egemone sullo scenario mondiale. La ESS, infatti, contrariamente e alternativamente ai paradigmi della logica di mercato, propone valori come eticità, giustizia e filiera corta da porre sul medesimo piano di quelli della ricerca del profitto e della efficienza lavorale.

Ridurre al minimo indispensabile il numero dei “passaggi” tra produttori e consumatori; limitare per quanto possibile le distanze tra i luoghi di produzione e di consumo incentivando i mercati locali; promuovere la stagionalità degli acquisti, la compatibilità ambientale, l’impiego di materie prime di qualità, la realizzazione di prodotti genuini, la veridicità delle etichettature; e, soprattutto, operare in giustizia nei confronti dei lavoratori garantendo contratti regolari e adeguate remunerazioni sono i principi cardine di questo modo “sociale e solidale” di fare economia e creare sviluppo. Senza confondersi nelle idee: la ESS, sebbene solidale, nulla ha a che fare con la solidarietà caritatevole come spesso intesa. La ESS, lo ribadiamo, è a tutti gli effetti un’economia che produce ricchezza, come riconosciuto dalle NN.UU., ma nella quale questa ricchezza prodotta viene equamente distribuita.

I suoi attori principali, infatti, sono Cooperative di produzione e consumo, Cooperative sociali, Istituti di Credito etici, Fondazioni di origine bancaria, Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), ecc.. Sono, cioè, soggetti assolutamente assimilabili, nelle loro finalità lavorative, agli attori “classici” di mercato come le Imprese, le Banche tradizionali, gli Enti finanziatori. Realtà, tutte, proiettate a produrre ricchezza, o profitto che dir si voglia, ma distinte nelle modalità di destinazione dei propri guadagni.

Questa “scienza” economica ancora ai suoi albori, per diffusione e pratica, trova sempre più credito anche nel mondo accademico. Importante sottolineare come una Università come quella di Torino abbia istituito all’interno dei Corsi di Studio del Dipartimento di Culture, Politica e Società una Cattedra, intitolata al compianto filosofo-teologo Raimon Panikkar, che, lo speriamo, serva da modello per altri Atenei italiani e stranieri.

Che il Governo attuale abbia sostenuto la risoluzione ONU è fatto importante. Che a questo facciano seguito azioni e politiche coerenti ed efficaci lo valuteremo prossimamente. Sperando che, come in molti altri casi, alle parole per una volta seguano fatti.

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