“Aiutiamoli a casa loro”, ma per davvero

Oggi, Giorgia Meloni ha incontrato il Premier olandese Mark Rutte con il quale, stando alle sintesi riportate da molti organi di stampa, pare abbia trovato grande sintonia sulle strategie future in materia di politica estera.

Incremento della cooperazione commerciale tra i due Paesi; maggior cooperazione tra i Paesi del Nord e del Sud Europa; lotta agli scafisti; lotta ai trafficanti di persone; gestione europea dei flussi migratori; armonizzazione delle politiche sui visti, sono tra i principali obiettivi di accordo e consenso tra i due leader.

Inoltre, i due leader avrebbero concordato circa la necessità di una maggiore presenza nei Paesi africani considerandolo un mezzo efficace per prevenire la crescita e le distorsioni dei flussi migratori.

In qualche modo, oltre alla considerazione positiva che sempre va espressa quando due Membri UE concordano e armonizzano le rispettive politiche, da parte italiana va riconosciuta la continuità e coerenza con precedenti e contemporanei leader di maggioranza, che hanno fatto e fanno dello slogan “aiutiamoli a casa loro” uno dei mantra dei loro programmi elettorali e di governo.

Addirittura, l’incontro odierno ha sancito il patto per la realizzazione di missioni congiunte nel continente africano tra Italia e Olanda.

Molto bene! Lo dico nella speranza che questo affiancamento con il Governo dei Paesi Bassi possa porre rimedio, quanto meno per emulazione, alla smisurata inferiorità del nostro Paese in materia di politiche di cooperazione con i Paesi dei Sud del mondo e dell’Africa in particolare.

Ciò che infatti viene sottaciuto nei commenti all’incontro tra i due Premier, è la portata degli stanziamenti in risorse economiche deliberati dai due Paesi per il cosiddetto Aiuto Pubblico allo Sviluppo o, per semplificare,  per la cooperazione internazionale con i Paesi impoveriti dei Sud del mondo.

Ricordando che tutti i Paesi donatori hanno solennemente sottoscritto un impegno per raggiungere la percentuale dello 0,7% dei rispettivi PIL da destinarsi agli aiuti allo sviluppo, va menzionato il fatto che mentre l’Olanda si attesta da anni su percentuali molto vicine a questo obiettivo, l’Italia anche in questo 2023 si colloca al fondo della classifica, superata solo da Grecia e dai Paesi dell’Est recentemente entrati nella compagine europea, con un misero e vergognoso 0.23%.

Per onore del vero, visto che questo declinare gli impegni sottoscritti data dal lontano 1994, ovvero essendo questa lacuna imputabile alle maggioranze politiche di ogni colore e forma alternatesi in questi ultimi 30 anni alla guida del nostro Paese, il vizio declamatorio privo di corrispondenza fattuale non può essere certo unicamente imputabile all’attuale Governo.

Tuttavia, il dubbio che la cultura della Flat tax si applichi anche nei confronti della problematica migratoria, ovvero che la contribuzione ai costi pubblici per l’affermazione dei diritti e la fornitura dei servizi di pubblica utilità non debba essere proporzionale al reddito, oltre che suscitare la mia più convinta contrarietà, pone il nostro Paese in una condizione di inaffidabilità internazionale che, nel corso del mio pluriannuale impegno nelle istituzioni internazionali, ho potuto ripetutamente constatare.

Come se non bastasse, e sempre con l’intento di fornire gli obiettivi metri di giudizio, la gravità di quel poco e insufficiente impegno dell’Italia in materia di stanziamenti per “aiutarli a casa loro” si acuisce entrando nel merito della natura e della destinazione delle poche risorse allocate. L’obiettivo dello 0.7% del PIL stimato dalle istituzioni internazionali quale minimo utile per la risoluzione della miseria e della povertà nel mondo, contiene al suo interno una specificazione di non poco conto: il minimo del 15% di queste risorse, deve essere destinato ai Paesi a più basso reddito pro capite (i cosiddetti LDCs à Less Developped Countries).

Al netto della inclusione nei calcoli italiani della cancellazione del debito estero, delle risorse destinate alle migrazioni e di altri capitoli di spesa che nulla hanno a che vedere con l’Aiuto ai Paesi impoveriti, l’Italia destina a questi lo 0.06%: meno della metà di quanto sottoscritto negli accordi internazionali a fronte dello 0.14% dell’Olanda, dando priorità a Paesi con i quali gli interessi commerciali e affaristici danno maggiori garanzie di tornaconto.

Ho scritto e detto in altre occasioni che l’unico caso in cui concordo con la retorica leghista e destrorsa è proprio al riguardo della reiterata affermazione circa la necessità di “aiutarli a casa loro”. Anche se, tengo a precisare, non certo con l’obiettivo di impedire la loro venuta nella nostra ricca Europa, quanto piuttosto per garantire il sacrosanto diritto di ogni persona di vivere in condizioni dignitose nei loro luoghi di origine.

Purché ciò si faccia seriamente e nei fatti; purché alle declamazioni retoriche e di pronto effetto corrispondano azioni e decisioni conseguenti e coerenti.

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Un commento

  1. Concordo totalmente.
    In particolar modo, l’ultimo paragrafo.
    (per inciso, sarebbe utile mettere all’inizio la data e “(di xxxx yyyy))”