Sbarco migranti: fra quanto la prossima contesa?

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Risolta, seppure in qualche modo, l’ultima diatriba sullo sbarco di migranti al porto di Catania, restano impresse nella memoria, almeno così speriamo, gli epiteti nefandi utilizzati da esponenti del Governo – tra tutti il famigerato “carico residuale” uscito dalla bocca del Ministro degli Interni per definire i rimasti a bordo delle navi ONG a Catania – ma, soprattutto, rimangono pregiudizi e preconcetti che si riproporranno, ahimè, alla prossima occasione. Che senza dubbio ci sarà; presto; inevitabilmente. Niente e nessuno, né muri né barriere, né leggi o sotterfugi legali, né ostilità o indifferenza potranno arrestare il flusso di persone che cercheranno di migliorare la propria vita intraprendendo un “viaggio della speranza” verso l’Europa e l’Italia.

Verranno! Se non convinti dai tanto sbandierati vantaggi della globalizzazione, che sembra valida solo per le merci ma non per le persone, facciamocene almeno una ragione. Continueranno a sbarcare sulle nostre spiagge da fantomatici barconi, da insicuri gommoni; saranno raccolti dalla ONG umanitarie, dai sempre più numerosi Comandanti di navi della Guardia Costiera che non si sottraggono ai doveri della “legge del mare”; attraverseranno le frontiere nelle pance dei TIR; lo faranno valicando a piedi i passi alpini. Lo faranno tutte le persone che, nella disperazione, troveranno quei maledetti 4-5 mila dollari per pagare trafficanti, “passatori”, militari collusi e sopravvivere nei lager di oltreconfine. Troveranno ad accoglierli organizzazioni, associazioni e persone determinate a “non mollare” sui diritti umani, pronte anche alla disobbedienza civile.

Solamente, temo, da parte dei più e nei loro confronti si utilizzeranno ancora due metri e due misure a seconda della provenienza, del colore della pelle, del credo religioso. Perché se sei bianco, fuggi da una guerra in atto entro i confini europei, sei cristiano e possibilmente sei disposto a farti sottopagare per “badare” a qualche nostro anziano sacrificato in solitudine sull’altare della ricerca del benestare sarai alquanto avvantaggiato. Altrimenti, sarai a priori temibile, inosservante delle leggi dello Stato (che a sua volta non rispetta quelle sovrannazionali … ma questo non conta ….. ), usurpatore di posti di lavoro, avversario nella guerra tra poveri in atto nel nostro Paese, lasciata dilagare, se non quando alimentata, per mantenere fertile il terreno del populismo e della facile strategia della paura, e di conseguenza emarginato o espulso dalla socialità.

Basterebbe basarsi sulle statistiche e sui numeri per ricondurre a verità l’impatto delle immigrazioni nel nostro Paese. Basterebbe leggersi un Rapporto come quello prodotto annualmente da CARITAS italiana e Fondazione MIGRANTES. Poi, legittimamente, ognuno plasmerà le proprie idee e convinzioni. Ma forse, lo farà per affrontare con coerenza e giustizia un problema che è e sarà parte dell’essere qui ed ora in quel pezzo di mondo privilegiato e fortunato del quale godiamo senza meriti particolari; piuttosto, con qualche responsabilità nei confronti del resto del pianeta.

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