L’Italia “se destra” !
Le cronache di questi giorni si stanno accanendo sulla Ministro della Difesa, la pentastellata Elisabetta Trenta, per le sue presunte collusioni con agenzie di reclutamento di cosiddetti “contractor”.
A dire il vero, guardando il suo curriculum restano pochi dubbi in merito. Quanto meno, viste le sue riconosciute esperienze e competenze pregresse: consigliere politico al Ministero degli Affari Esteri per l’Iraq nell’era Gianfranco Fini; stesso ruolo nel 2009 per il Libano; presidente di SudgestAid; docente si sicurezza e strategie militari alla Università “Link Campus”, quella presieduta dall’intramontabile Vincenzo Scotti; moglie di un altolocato Generale dell’Esercito; consulente del Consorzio Criss, quello dei militari italiani rapiti in Iraq per intenderci, e altro ancora.
Delle eventuali incompatibilità della Ministro se ne occuperà, spero, appena insediatosi il COPASIR, Non ho ne le competenze ne tanto meno il diritto di farlo.
Ciò su cui, al contrario, penso avere le competenze e, soprattutto, il diritto è pre-occuparmi delle prossime azioni di governo della Trenta e in particolare, per ora, di due obiettivi annunciati: la messa in discussione della partecipazione al progetto di costruzione dei cacciabombardieri F35 e delle missioni militari all’estero.
Sul primo punto, non resta che attendere le prime mosse e decisioni. Se la Ministra terrà fede a quanto promesso in campagna elettorale, confermato nel programma di Governo e così spesso utilizzato dal palcoscenico dal fondatore del M5S, incontrerà il mio plauso.
Sulle missioni militari all’estro, al contrario, gli obiettivi enunciati sono una vera tragedia. Il Programma giallo-verde, infatti, piuttosto che mantenere coerenza con lo sloganismo pacifista dei comizi preelettorali, si pone il problema di ri-orientare le presenza dei nostri militari concentrandoli in situazioni e Paesi effettivamente “utili agli interessi” del nostro Paese.
Finalità questa, non solo in palese discordanza con gli enunciati della Carta delle Nazioni Unite – che, vale la pena ricordarlo, ritiene legittimo il ricorso ad interventi militari “come extrema ratio” e unicamente ai fini di prevenire o sedare conflitti nel’interesse celle popolazioni coinvolte – ma anche con la nostra costituzione che anch’essa prevede l’impiego di forze armate in zone di conflitto nel mondo per contribuire all’instaurazione della pace. Del resto, sin qui le missioni militari all’estero – 7 mila militari impiegati e un finanziamento pubblico di circa 1,5 miliardi di Euro – sono state giustificate proprio con la discutibile caratterizzazione di “missioni di pace”. Tanto da sottrarre regolarmente quel miliardo e mezzo di Euro ai fondi destinati alla cooperazione internazionale; tanto da indurre anche l’ultimo Governo di centro sinistra e il passato Parlamento ad approvare in fretta e furia, praticamente a Camere sciolte, lo scorso 7 gennaio il rifinanziamento di queste missioni e, già che c’erano, incrementandone le risorse di un 8% rispetto al 2017.
Quindi se capisco bene: con il Governo attuale al governo abbiamo un Ministro della Difesa avvezza all’impiego di mercenari; la cooperazione allo sviluppo non esiste; i migranti sono un problema e i “clandestini” dei delinquenti; vanno sostenute le imprese italiane per conquistare nuovi mercati; le missioni “di pace” si trasformano in “missioni di interesse”.
Se questo è il “Governo del cambiamento”, mi sa che preferisco il cambiamento del Governo.