472 Milioni di Euro il costo di un F35 …. e pochi lo sanno !

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Da quest’anno la famosa e temuta “Legge Finanziaria” ha cambiato nome, ma non sostanza. Dalla sua approvazione nell’Aula di Palazzo Madama lo scorso 8 dicembre questo complicatissimo meccanismo di proiezione del preventivo della spesa pubblica e connessa valutazione delle entrate del bilancio dello Stato ha assunto il nome di “Legge di stabilità”. Come noto, una definizione che richiama e al tempo stesso rimanda alle dure imposizioni imposte dalla Unione Europea e dalle sue strutture economico-finanziarie centrali a tutti gli Stati membri, Italia compresa.

Da tempo, invece, sono tra coloro i quali chiedono un meccanismo diverso soprattutto per quanto attiene la possibilità di maggior comprensione da parte dei cittadini. Una esigenza necessaria se si vuole, come spesso richiamato dal Governo, una partecipazione agli sforzi e ai sacrifici che la congiuntura internazionale impone, ma anche una richiesta tutt’altro che retorica o utopica. Da anni, infatti, in alcuni Paesi in Via di Sviluppo si è andata diffondendo l’esperienza originariamente intrapresa in alcune amministrazioni comunali brasiliane – prima fra tutte quella della città di Porto Alegre sede storica del Forum Sociale Mondiale – i cui amministratori hanno adottato il cosiddetto bilancio partecipato: una forma maggiormente condivisa con la cittadinanza oltre che sul piano dell’informazione e della comprensione addirittura anche su quello della decisione e degli orientamenti. Nel nostro Paese, al contrario, non solo per i comuni cittadini, ma anche persone che al mio pari devono forzatamente fare i conti con la ex Finanziaria per tentare di comprendere le allocazioni, i tagli e soprattutto le insidie e le trappole celate dietro complicatissimi meccanismi ragionieristici, la Legge di Stabilità resta uno dei documenti più ostici da analizzare. Un po’ come quando in passato veniva celebrata la Messa in latino così che capisse solo il prete e qualche erudito connivente. Se, come sostiene il Ministro dell’economia Tremonti, i drastici tagli apportati a diversi comparti della spesa pubblica – in primis quello della spesa sociale – sono ineluttabili e, di conseguenza, altrettanto necessari sono i sacrifici chiesti alle famiglie italiane, reputo indispensabile che si dedichi maggior attenzione e si approntino strumenti più efficaci affinché i cittadini possano comprendere e se possibile condividere le scelte, tanto dolorose quanto drastiche, operate. Ma così facendo, probabilmente, il Governo dovrebbe dar conto del perché, all’insaputa della stragrande maggioranza degli italiani “sacrificati” con la manovra prevista per il 2011, sono stati stanziati altri 472 milioni di euro per la progettazione e la realizzazione del caccia-bombardiere F35/JSF che andranno aumentati da quelli richiesti per la costruzione a Cameri (Novara) dello stabilimento di produzione, manutenzione e collaudo di questo ordigno di guerra e di morte. Non mi si accusi dunque di retorica se affermo che, ancora una volta, per la guerra e le armi Tremonti sa dove e come trovare ingenti risorse mentre per il welfare afferma di non saper come trovare copertura per i suoi costi.

Caro Ministro mi permetta un suggestiva esemplificazione: il costo di un solo F35, basterebbe a onorare gli impegni assunti per gli Aiuti ai Paesi poveri. Uno scambio comprensibile e condivisibile dalla maggioranza degli italiani.

che, bene ricordarlo, per un solo aereo sopravanzano quelle per tutta la cooperazione,

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