Oratorio di San Teodoro: tra demagogia e incoerenza

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La raccolta firme tra i cittadini avviata dalla Lega per tentare di bloccare la proposta di utilizzo come struttura di accoglienza dell’Oratorio di San Teodoro, chiuso qualche mese orsono per lo scarso numero di ragazzi frequentanti, rivela come il ricorrere a nobili principi ed alti valori da parte di certa politica sia unicamente l’ennesima operazione da agit-prop.

Leggo oggi dalle colonne del quotidiano La Provincia la posizione del capogruppo leghista cittadino che sostiene come “uno spazio educativo in pieno centro non possa perdere la sua vocazione educativa”. Coerenza vorrebbe che lo stesso impeto conservativo per le vocazioni della città si fosse manifestato e si manifesti anche nei confronti di altri siti, altrettanto centrali per Cantù, sia dal punto di vista squisitamente logistico, sia da quello culturale.

Sorvolando solo per un attimo sugli sfregi inferti negli ultimi decenni a siti, edifici, aree verdi, vie e piazze della città, fatico ad intravvedere nella fattispecie il file rouge della coerenza della rosa celtica difensiva dei valori e dei luoghi canturini. Coerenza ancor più discutibile se si guarda ad un altro “spazio educativo in pieno centro” come il Collegio De Amicis per il quale, guarda un po’, non si esita a sacrificarne la medesima “vocazione educativa”, la lunga tradizione e il numero di canturini passati per le sue aule per fare largo all’ennesima operazione speculativa e ulteriormente sfigurare lo skyline, come va di moda dire oggi, della Città. Né, in questo caso, si sfodera medesimo ardore nella consultazione della cittadinanza.

Ed è sempre dallo stesso quotidiano che il segretario cittadino dello stesso partito motiva il lancio della raccolta firme con una raffica di buoni propositi che brillano per coerenza, concretezza e fattibilità.  Ancora sorvolando su ipotetici e non meglio precisati progetti di “socializzazione giovanile magari all’interno di un progetto sportivo” anche per contrastare “il fenomeno delle baby gang”, dei quali sinceramente no si può che denotare la vacuità, non si può che partire dall’immancabile evocazione del “colloquio con la società civile” che, ormai, non può mancare in nessun pronunciamento della politica à la page. Con chi e in che modo non è dato di sapere. Piuttosto, interroga il fatto che, poche righe più sotto, chi in città da anni, con competenza, credibilità, dedizione e efficienza si occupa degli indigenti e dei giovani, compresi gli aspetti dell’altro refrain populista sulla “sicurezza”, esprime pareri e valutazioni diametralmente opposte alle valutazioni dei conoscitori dei bisogni della città e della necessità del territorio – come amano definirsi sull’onda trionfalistico-elettorale i cocchieri cittadini.  

Con qualche informazione in più, che mi permetto di suggerire si potrebbero facilmente reperire consultando chi gestisce oggi le marginalità della nostra città, si scoprirebbe che oltre i due terzi degli utenti della mensa dei poveri e delle strutture di assistenza presenti in città sono italiani. Di conseguenza, agitare lo spettro del covo di “immigrati e clandestini” qualora San Teodoro venisse convertito in dormitorio e centro di accoglienza, lascia spazio ad un dilemma comunque inquietante. Delle due l’una: o non è poi così comprovata la conoscenza dei bisogni dei cittadini, oppure si intendono il dialogo e la consultazione con la società civile come pratica ridotta ai “banchetti” di raccolta di ipocondrici mal di pancia dei cittadini. Molto più probabilmente, trattasi del solito, insostenibile, trito e insopportabile ricorso alla stimolazione delle pulsioni istintivo-conservative di canturini sempre pronti ad eiaculare un po’ di odio sulle altrui sfortune e povertà.   

Ad ogni modo, come giustamente sottolineato da alcuni nelle repliche sullo stesso quotidiano, è bene ricordare che l’Oratorio di San Teodoro è una struttura privata.  Come per la preghiera interreligiosa che mesi orsono si tenne sul sagrato di San Paolo, ancora una volta difficile comprendere con quale coerente logica i tenaci e belligeranti paladini dell’intangibilità della proprietà privata possano intentare un’azione intimidatoria nei confronti degli unici legittimi decisori che non siedono certo negli scranni comunali.  

In questo caso, e solo in questo, spero vivamente nell’intelligenza e nella solidarietà della maggioranza dei canturini che vorrà boicottare questa farsa standosene a casa e godendosi questa estate di San Martino, icona di quei valori della nostra tradizione che richiamano come l’essere dei buoni cristiani non può prescindere da un’opzione preferenziale per i poveri.

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Un commento

  1. sono d’ccordo sull uso per accoglienza dell’oratorio che già funziona come raccolta beni necessari ai chi ha bisogno
    non c è limite LL vergogna