Cantù a un bivio cruciale

Poco conosciuta dai più, la Legge n°53 dell’8 marzo 2000 impone ai Comuni con popolazione superiore ai 30mila abitanti la formulazione di un Piano Temporale degli Orari -PTO. Tra le varie misure previste nel testo, congedi parentali, flessibilità orari di lavoro, sostegno alla maternità e paternità, l’intero “Capo VII” della Legge, definisce i criteri di individuazione di piani efficaci tendenti alla conciliazione degli orari di gruppi di cittadini, soprattutto quando conflittuali o concorrenti, e così tendere ad un loro coordinamento adottando opportune scelte in materia di urbanistica, ambientale, viabilistica, servizi e trasporti pubblici, ecc.
Nel corso del 2023, il Comune di Como ha deciso di affidare uno studio preliminare alla elaborazione del nuovo PTO “Secondo welfare”: un Laboratorio specializzato nell’elaborazione e diffusione di modelli e nell’accompagnamento nell’azione di enti pubblici e privati in materia di politiche di welfare. Sotto la guida scientifica autorevole della Professoressa Maino dell’Università di Milano, “Secondo Welfare” è ormai un punto di riferimento per tutto il Terzo Settore e per un numero crescente di Enti pubblici e privati.
La ricerca consegnata all’Amministrazione comunale comasca, è stata condotta adottando strumenti e modelli partecipativi che hanno visto il coinvolgimento di rappresentanti di tutti i portatori di interesse: Amministrazione Comunale, Provinciale e Regionale, imprese, sindacati, associazioni di categoria, di volontariato, di Terzo Settore e di cittadinanza attiva. Un’applicazione concreta di quanto previsto con il cosiddetto modello di co-programmazione a “quintupla elica” nel quale l’apporto della società civile nelle sue forme organizzate (associazioni) e non (privati cittadini e singoli innovatori) vanno ad aggiungersi ai tre soggetti più “classici” considerati in corso di programmazione amministrativa e politica dei decisori locali e nazionali quali le istituzioni Amministrazioni, le imprese e le istituzioni cognitive.
Cantù sta vivendo una particolarissima epoca evolutiva nel suo tessuto sociale ed economico, nel suo profilo urbanistico, nella sua vocazione produttiva, nella sua attrattività per il tempo libero, nella sua offerta-richiesta di servizi. Un’epoca che ricorda quella scellerata degli anni 50-70 quando senza alcuna visione prospettica né tanto meno lungimiranza politica lo sviluppo della città è stata abbandonata a sfregi e saccheggi in una sorta di crescita tanto redditizia quanto incontrollata e priva di programmazione di lungo termine. Un’esplosione della quale ancora oggi si cerca di lenire le ferite paesaggistiche, ambientali, sociali, culturali e perfino economiche. Gli importanti progetti, alcuni già in esecuzione, che impatteranno significativamente i destini cittadini – basti citare Canturina bis, Arena, proliferazione di supermercati, Castello di Pietrasanta, Collegio De Amicis, Oratorio di San Teodoro, urbanizzazione degli orti di via Spluga, riqualificazione del Centro storico – dovrebbero costituire un’occasione privilegiata per adottare un nuovo modello partecipativo di co-programmazione suffragato dai risultati più che positivi in termini di innovazione e coesione verificatisi in diverse altre città italiane che hanno optato per una amministrazione partecipativa.