Lotta alle povertà: cerotti e fichi secchi

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Di Bonus in Bonus, di una tantum in una tantum, di condono in condono …. “Dedicata a te”, la social card emessa dal Governo, è rinnovata e, solo ora, utilizzabile. A ricordarcelo, ogni trenta minuti al massimo, sono gli insistenti spot pubblicitari, o propagandistici che dir si voglia, ricorrenti su radio e televisioni nazionali e locali di ogni dimensione, razza, colore e forma.

Sebbene approvata nel mese di giugno, guarda caso due giorni prima delle “europee”, la “Dedicata a te” può essere utilizzata a partire dal mese di settembre. Non che questo vizietto elettoralistico sia una novità. Lo stesso, infatti, si è manifestato in diverse altre occasioni e con diversi altri Governi. Come a maggio 2014 per il Bonus di 80 Euro del Governo Renzi; o nel 2019 con l’introduzione del Reddito di Cittadinanza voluto da M5S e la Lega di Matteo Salvini che, meglio non scordarcelo, all’epoca governavano insieme e insieme vararono quella che oggi viene da alcuni definita come la madre di tutti i mali economici del nostro Paese. Attuale Vicepremier compreso. Non ultimo e in contemporanea, giusto per avere un effetto sicuro, il Bonus una tantum di 100 Euro, destinato ai lavoratori con almeno un figlio a carico e reddito inferiore a 28mila Euro – che in verità si riducono a 77 Euro al netto delle ritenute a patto di aver lavorato 12 mesi/anno, cioè proporzionale ai mesi effettivamente lavorati – voluto da questo Governo a maggio di quest’anno.

Ancora oggi, Cappuccetto rosso crede al lupo; Biancaneve alla strega; la principessa Tiana alla rana e La Bella addormentata aspetta il principe azzurro.

Ma al di là del diffuso vizietto, ciò che più conta, e molto più preoccupa, è il fatto che sembrerebbe comune considerare la povertà e i poveri una faccenda acchiappavoti, non uno dei maggiori problemi che affliggono il nostro Paese che, stando agli ultimi proclami chigiani, cresce, prospera e presiede il club dei Paesi più ricchi del mondo. La povertà assoluta in Italia, che non accenna minimamente a diminuire nonostante le misure varate per contrastarla, rimane inchiodata a percentuali allucinanti che condannano a questo stato di indigenza 1 italiano su 10. Poco meno.

Dunque, come bombardano i tormentoni radiofonici, la Carta è destinata ai nuclei familiari residenti in Italia con almeno tre componenti, iscritti all’anagrafe comunale, e con un ISEE inferiore a 15.000 euro, che non percepiscano altre forme di sostegno al reddito, come l’assegno di inclusione, e qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà che preveda l’erogazione di un sussidio economico a livello nazionale, regionale o comunale. Inoltre, non sono ammissibili i nuclei in cui almeno un componente beneficia di indennità di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione. Minchia signor tenente! avrebbe sbottato il carabiniere di Giorgio Faletti.

A conti fatti, quindi, la stima è che i destinatari della carta saranno 1,33 milioni di siffatti italiani. Un trentamila in più dell’anno precedente, ma che potranno beneficiare di ben 41 Euro in più …. se non fosse per il piccolo particolare che se li mangerà tutti l’inflazione. Ma al di là di questo, quello che dovrebbe far saltare il banco sono quei trentamila in più, nonostante tutte le limitazioni e gli stringenti criteri di selezione dei beneficiari. Ciò, nonostante da questa misura siano ad esempio esclusi i nuclei familiari poveri, ma con un solo figlio; le famiglie mononucleari; chi non ha ancora presentato l’ISEE all’INPS, ecc, ecc.

Come giustamente rimarca Antonio Russo, portavoce della Alleanza contro la povertà, “è un sussidio di ultima istanza, che non contrasta strutturalmente il fenomeno della povertà. Non facciamo nessun passo avanti rispetto al passato: contro la povertà serve una misura diretta e universale”. Come, del resto, hanno garantito la maggioranza dei Paesi europei. Un cerotto su di una ferita aperta atto solamente a lenirne il dolore, limitarne il sanguinamento copioso, a maldestramente tentare di coprire la vergona dello sfregio al Belpaese. La stessa Alleanza che a più riprese ha chiesto al Governo di fornire i dati relativi alla platea di beneficiari delle altre due misure governative per la lotta alla povertà: l’Assegno di Inclusione sociale e il Sostegno per la formazione e il lavoro. Naturalmente, senza ottenere risposta alcuna. Alimentando il dubbio che lo iato tra le richieste inoltrate e le risposte evase sia tutt’altro che pubblicizzabile.

La morale è che se la politica pensa di affrontare una tantum un problema di tale portata umana ed economica, a quei 6 milioni di italiani che vertono in stato di povertà assoluta non resterà che tentare un’altra via. Visto che la Legge di Bilancio appena approvata, tra le altre cose, ha pensato bene di abolire il fondo da 50 milioni istituito nel 2025 per il contrasto al gioco d’azzardo patologico (Gap) e l’Osservatorio sul gioco d’azzardo, come suggerisce l’amico Riccardo Bonacina dalle colonne di Vita.it, ai poveri non resta che “giocare al Lotto i numeri della Legge … 3 (Euro) come l’aumento delle (pensioni) minime, 7 come l’aumento (degli stipendi) per gli infermieri e 17 come quello per (la mensilità) i medici”. Magari il venerdì, giorno nel quale con questa “finanziaria” viene autorizzata la quarta estrazione settimanale.  Chissà che non sia questa l’occasione per poter vivere una vita dignitosa.

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