Le foreste sono diminuite dell’80%

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Ogni anno 3.3 milioni di ettari di foresta vengono abbattuti nel mondo per far posto ad attività lucrative di vario genere. Globalmente, la superficie delle foreste mondiali è diminuita dell’80%. Ciò, nonostante gli impegni assunti nei vertici internazionali e nella Conferenze sui cambiamenti climatici nel corso dei quali l’intera comunità scientifica e gli stessi decisori politici abbiano riconosciuto inequivocabilmente come il mantenimento delle aree forestali sia uno degli strumenti più efficaci per la lotta all’ inquinamento atmosferico. Per di più, sottolineano autorevoli voci della comunità globale, ricordando che ben 1.3 miliardi di persone al mondo vengono definite “forest people”, ossia persone la cui vita dipende interamente dalle foreste e dai loro prodotti

L’allarme viene da ogni angolo del mondo. In Asia,fatto salvo qualche lodevole iniziativa da parte di Governi nazionali come ad esempio quello cinese e vietnamita che stanno promuovendo un sensibile incremento delle aree forestali dei loro rispettivi Paesi, o come quello dello Sri Lanka che si è dato l’obiettivo di aumentare del 35% le superfici forestali nazionali, nella maggior parte degli altri Paesi lo sfruttamento delle risorse forestali continua inesorabilmente. In America Latina, in Brasile, che comprende la più grande foresta al mondo, il disboscamento dell’Amazzonia nel 2016 è cresciuto del 29% rispetto all’anno precedente stando ai dati forniti dallo stesso Governo di Brasilia e resi pubblici da Greenpeace lo scorso dicembre.

E in Africa? Le cose non vanno certo meglio. In questo continente, continuamente deprivato delle proprie immense risorse naturali, ancora le grandi multinazionali petrolifere e le società estrattive di minerali saccheggiano indisturbatamente le foreste naturali, ivi comprese quelle depositarie di ecosistemi preziosissimi alla sopravvivenza di alcune specie in via di estinzione. E’ il caso del Parco Nazionale della Virunga situato nell’Est della Repubblica Democratica del Congo conosciuto come l’ultimo rifugio dei gorilla di montagna.  A denunciare questo scempio è una voce autorevole come quella di Kofi Annnan, già Segretario Generale ONU e oggi presidente dell’APP (African Progress Panel).

Nulla sembra arrestare le speculazioni che, spesso a costo della stessa vita di milioni di persone, continuano ad essere condotte a vantaggio di pochi spregiudicati . Al contrario: con l’insediamento del Presidente statunitense Donald Trump, messosi da subito in luce per le sue scriteriate teorie negazioniste in materia di cambiamenti climatici, gli sfruttatori sembrano essere ringalluzziti. Ora, oltre alla prezzolata compiacenza di dirigenze politiche locali, possono contare sulla compiacenza irresponsabile di uno degli uomini più potenti del mondo.

(articolo pubblicato su Repubblica.it)

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