ONU: aborto e contraccezione sono diritti umani
“ La pianificazione familiare non è un privilegio, è un diritto”. Con queste parole il Il direttore esecutivo dell’UNFPA, ( United Nation Population Fund) Babatunde Osotimehin, ha introdotto la presentazione del Rapporto annuale 2012 della organizzazione onusiana.
Un principio che potrebbe anche essere condiviso, se no fosse per l’interpretazione corrente che a Palazzo di Vetro viene attribuita al concetto di “pianificazione familiare”- diritto di aborto e ricorso alla contraccezione – e per le motivazioni principali addotte per le affermazioni di Osotimehin .
Sempre in occasione della presentazione del Rapporto, infatti, il Direttore UNFPA ha affermato che “Le donne che utilizzano mezzi contraccettivi sono generalmente in migliore salute, più educate ed autonome all’interno delle loro famiglie e comunità e sono quindi più produttive sul piano economico. Ora, la partecipazione della manodopera femminile è essenziale per l’economia dei Paesi». E come per rafforzare questo convincimento strumentale, Osotimehin ha proseguito sostenendo che “L’ampliamento della pianificazione familiare si dimostrato essere un investimento giudizioso. Un terzo della crescita economica delle “tigri” dell’Asia è attribuibile al fatto che il numero delle contribuenti ha superato quello delle adulte non indipendenti. Questo cambiamento è largamente attribuibile alla pianificazione familiare che ha permesso di rafforzare la produttività”.
Ancora una volta le finalità economiche e un concetto di sviluppo meramente legato all’aumento della produttività e alla crescita economica prevalgono su principi e diritti derivanti da una visione che mette la persona al centro di ogni attività e di ogni processo di sviluppo. E’ fuori dubbio che le donne, soprattutto nei Paesi poveri, devono poter vedersi garantito il diritto ad una vita responsabile, sana e autonoma, ma resto convinto che questi obiettivi si raggiungo prevalentemente investendo sulla loro formazione, sugli investimenti nel campo della loro scolarizzazione, sul loro livello di istruzione, e nel sostegno ad attività produttive che garantiscano redditi adeguati alle famiglie.
Il Direttore Osotimehin dovrebbe profondamente rivedere le sue posizioni allorquando afferma che “Le conseguenze dell’ignoranza del diritto alla pianificazione familiare sono principalmente la povertà, l’esclusione, i problemi di salute e l’ineguaglianza tra i sessi”. Il problema è esattamente l’inverso: scambiare le cause con le conseguenze è errore imperdonabile o forse più semplicemente tattica strumentale ad altri fini e ad altri interessi.