Più Sud del mondo nel Fondo Monetario Internazionale

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Con il G 20 conclusosi sabato scorso a Gyeongju – Corea del Sud – un’ulteriore passo in avanti è stato fatto. La crescente incidenza dei PAesi emergenti sull’economia mondiale, ha costretto le vecchie potenze economiche a cedere un altro pezzetto di potere. Il gruppo di Paesi ormai identificato con la sigla BRIC (Brasile, Russia, Cina e India) ha ottenuto un peso percentuale maggiore nella distribuzione del potere di voto al Fondo Monetario Internazionale. da oggi, i BRIC potranno disporre di un 6% dello share delle votazioni. Esattamente come l’Italia, che da sola detiene ancora questa percentuale, ma andando oltre l’impegno assunto lo scorso anno a Pittsburgh quando i G 20 si erano accordati per una concessione sino al 5%. con questo nuovo assetto, la Cina diventa la terza potenza in seno al FMI dietro a USA e Giappone. E davanti alla vecchia Europa che, con questo nuova distribuzione, dovrà decidere nei prossimi due anni quali saranno i due Paesi che dovranno lasciare il loro seggio per lasciare più spazio, entro la fine del 2012, ai nuovi attori. Nella storia della governance globale, non è raro il caso in cui l’architettura economica e finanziaria precede quella politica. anzi, forse ne è sempre stata anticipatrice. L’Organizzazione Mondiale del Commercio, le aggregazioni economiche regionali e la stessa Unione Europea – nata come noto con un accordo sul commercio del carbone nel 1952 – lo testimoniano. La decisione di sabato sarà ancora una volta seguita da altri adeguamenti anche sul piano politico? sarà il grimaldello per rivedere anche le vetuste geometrie delle Nazioni Unite? io penso di si. se non per volontà e lungimiranza dei politici, per incontrovertibilità della storia e dei fatti. E forse, dal mio punto di vista me lo auguro, sarà anche il caso sul quale rivedere certe posizioni ideologiche che continuano a vedere nelle istituzioni di Bretton Woods il diavolo del nostro tempo. IL FMI ha saputo dimostrare maggiori capacità riformatrici di molte altre istituzioni considerate ben più democratiche.

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