OGM: la UE decide di non decidere

Sull’utilizzo degli OGM – Organismi Geneticamente Modificati – il Consiglio dei Ministri dell’Ambiente della Unione Europea qualche giorno fa ha deciso di non decidere. Dopo anni di dibattito, infatti, la UE ha deliberato di passare la mano sulle legislazioni regolanti l’utilizzo di OGM in agricoltura e in alimentazione ai singoli Stati membri senza promuovere provvedimenti comunitari unificanti.

Così, il nuovo Parlamento europeo che si insedierà a giorni negli scranni di Bruxelles e Strasburgo dovrà ora riprendere la spinosa questione per trovare un accordo tra sostenitori, possibilisti e oppositori all’introduzione nelle pratiche agricole degli OGM. Un impegno che il Governo italiano, prendendo la presidenza di turno della UE dal prossimo mese di luglio, dovrà affrontare assumendosi la responsabilità di individuare le possibili soluzioni a questa deregulation che così come di fatto ammessa dal Consiglio consegna alle multinazionali dell’agro-business il potere di decidere al posto dei cittadini europei privandoli della possibilità di ottenere le necessarie garanzie di poter disporre di cibi sani e scevri da rischi per la loro salute.

In questi giorni successivi alla non decisione dei Ministri dell’ambiente, non sono mancati commenti positivi anche da parte della società civile italiana ed europea comprensibili alla luce dell’alto rischio che il permissivismo imperante dettato dalle lobbying delle multinazionali avrebbe potuto addirittura condurre ad una decisione finale di apertura alle coltivazioni degli OGM. Tuttavia, vale ancora la pena ricordare come, ai sensi del diritto internazionale vigente, la questione degli OGM rimane dentro il quadro di applicazione del cosiddetto “principio di precauzione”. Un efficace, quanto violato, meccanismo voluto dalla comunità internazionale per bloccare l’utilizzo e l’introduzione di nuove tecnologie a tutela delle persone in assenza di evidenza della totale mancanza di rischi per la salute umana. E nel caso degli OMG, come noto, la comunità scientifica mondiale è tutt’ora al quanto divisa tra chi ne sostiene l’innocuità, se non addirittura i loro effetti positivi, e chi al contrario insiste nel segnalare l’alta probabilità che alimenti prodotti con sementi e processi geneticamente modificati possono ingenerare seri problemi alla salute degli individui.

Sino ad oggi, la valutazione dei rischi dei singoli prodotti è fondata sui dati forniti dalle stesse aziende che richiedono le autorizzazioni all’utilizzo di OGM e, quindi, non esente da dubbi circa la sua effettiva obiettività. Per questo la prossima presidenza italiana della UE, che è bene sottolineare esprime con il Governo una posizione positivamente molto prudenziale per l’utilizzo degli OGM, dovrà attivarsi per adottare strumenti legislativi, meccanismi e soggetti  comunitari e nazionali affinché i diritti dei cittadini vengano posti al di sopra degli interessi economici di chi è pronto a continuare a speculare sulla salute delle persone pur di garantirsi gli ingenti profitti che può innescare l’introduzione e la commercializzazione dei prodotti geneticamente modificati.

(articolo pubblicato su Repubblica.it)

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