In dieci anni svenduti 70 milioni di ettari di terra fertile

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Il dato è rilevato dal World Watch Institute “Foreign Investment in Agricultural Land Down from 2009 Peak“: dal 2000 al 2010 una superficie di terreni fertili grande quanto 20 volte l’Italia è stata acquistata a poco prezzo nei Poveri, 80% in Africa.

Ma chi sta accaparrandosi le migliori terre arabili nei Sud del Mondo? Ovvero: che sta costringendo i piccoli agricoltori locali ad abbandonare i terreni buoni espropriati loro dalle amministrazioni statali colluse e corrotte oppure senza scrupolo? Innanzitutto i Paesi ricchi mediorientali che, ricchi di petrolio e quindi di dollari, non posseggono territori fertili sufficienti per investire e lucrare anche nel campo agricolo. In seconda istanza, in misura crescente, le nuove economie emergenti rappresentate da Paesi come Brasile, Cina e India. Basti pensare che questi tre paesi da soli si sono accaparrati, sempre secondo il rapporto del World Wach Institute, ben il 24% del totale. IN terza battuta un po’ tutti gli Stati che ad esempio con il nuovo grande business degli agro-carburanti hanno sempre più bisogno di terre per soddisfare i loro modelli di sviluppo energivori.

Dati allarmanti, come denunciato anche in Italia da molte realtà di società civile a partire dal CISA – Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare che da tempo è attivo sulla problematica del land grabbing, che peraltro smascherano definitivamente come siano ancora una volta i grandi speculatori finanziari ad agire dietro tutte queste operazioni. E’ sufficiente infatti rilevare come il picco incredibilmente alto di questi accaparramenti sia avvenuto nel 2008, ovvero quando la crisi profonda di altri comparti produttivi come quello immobiliare, hanno dirottato le manovre speculative nel settore agricolo. Prezzi delle derrate alimentari alle stelle e circa 30 milioni di ettari sottratti ai piccoli produttori nel giro di soli 12 mesi.

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