Conferenza sui cambiamenti climatici : prima prova internazionale del nuovo Governo Monti

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A poco più di una settimana dall’apertura della Conferenza di Durban sui cambiamenti climatici – COP 17 – l’Amministrazione USA apre le danze, e lo fa nel peggiore dei modi. Con la dichiarazione che “il Protocollo di Kyoto non fa parte del nostro programma”, rilasciata nella conferenza stampa convocata ieri dall’inviato speciale di Obama per i cambiamenti climatici Todd Stern, la comunità internazionale è stata raggelata dal fatto che nulla è cambiato nell’atteggiamento USA. Già nella COP 16 tenutasi a Copenaghen lo scorso anno, il rifiuto totale degli USA di aderire al Protocollo era stata tra le principali cause del suo fallimento. Le speranze che Obama non fosse ostaggio della ricerca di consenso ancora più forte in vista della prossima campagna elettorale per le presidenziali USA, si sono infrante contro una così netta e apparentemente irrevocabile decisione. L’affermazione di Stern che «questo non dovrebbe costituire un ostacolo al buon svolgimento della Conferenza» non ha fatto altro che inasprire le reazioni delle altre grandi potenze come Cina, Brasile e India  che si sono dette stupite dell’ambiguità statunitense nel proporre contemporaneamente una seconda via negoziale parallela a Kyoto basata su l’intera revisione degli accordi e degli impegni sin qui raggiunti con l’obiettivo di chiedere maggiori sforzi unilaterali a questi Paesi.

Questa doppia faccia degli USA, sostenuta più o meno apertamente da  Russia, Giappone e Arabia Saudita, pone ora un problema di posizionamento per altri Paesi tra i quali l’Italia. Quale sarà la posizione del nuovo Governo Monti e del suo Ministro per l’Ambiente Corrado Clini? Un primo banco di prova sul quale misurare la responsabilità del neo presidente del Consiglio.

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