Il Governo chiede ancora sacrifici ai più poveri

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Ancora, di nuovo, se possibile con maggiore veemenza: la scure del Governo si abbatte sui più deboli mentre grazia i benestanti. Con la manovra finanziaria correttiva appena approvata dal Governo sono confermati i tagli alla spesa sociale, ma con in aggiunta la sorpresa di altri 17 miliardi di Euro – 2 per il 2013 e gli altri 15 nel 2014 – tagliati con la legge delega su fisco e assistenza che saranno decurtati allo stanziamento per l’assistenza. Dopo la riduzione dell’indicizzazione al 45% della rivalutazione delle pensioni superiori a 1.400  Euro lordi mensili, cioè per quelle pensioni che portano nelle tasche degli italiani circa 1.000 Euro al mese, dopo un taglio pari al 63,4% rispetto al 2010 dell’intero ammontare riservato alla spesa sociale, dentro il quale ad esempio l’azzeramento del fondo sociale per l’inclusione degli immigrati o la riduzione del 50% degli stanziamenti per le politiche della famiglia,  ora a sopportare il peso del pareggio di bilancio tocca i non autosufficienti. Decisioni queste che se riferite al triennio di governo Berlusconi portano ad un taglio complessivo del 79,5% operato sui fondi disponibili se confrontati con quelli del 2008.

Basterebbero questi pochi dati ad ingenerare la preoccupazione per le conseguenze che potrebbero provocare le scelte di un Governo che continua a chiedere sacrifici a chi sta peggio. La questione invece diventa ancora di maggior gravità se, contemporaneamente, chi guida il Paese delibera di tagliare i costi della politica, ma rinviandone l’applicazione alla prossima legislatura. Come a dire: purché non si tocchi il mio borsellino oggi, domani … “chi vivrà vedrà”. I cori di indignazione delle opposizioni, per lo meno di PD e UDC, vengono immediatamente smorzati da quella macchia indelebile lasciata dal voto contrario all’abolizione delle Province da essi promessa in campagna elettorale, ma che all’indomani dei risultati dell’ultima tornata elettorale e la conquista di numerose nuove poltrone, ora diventa di difficile applicazione. Si perché anche in questo caso vale il principio basta che non ci rimetta io oggi: se poi domani qualcuno vorrà assumersi per il bene del Paese e per la difesa dei più deboli scelte impopolari ….. “chi vivrà vedrà”. Gli italiani sono stanchi, disillusi e forse un po’ incazzati. Allora chi ogni giorno sui media ripropone gli altri cori, questa volta bipartisan, che sottolineano con stupore e preoccupazione il distacco dalla politica dei cittadini, potrebbe almeno avere il pudore di chiedersi il perché e il coraggio di prendere adeguate contromisure.

(articolo pubblicato su Repubblica.it)

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