Gibe III: la campagna delle ONG blocca finanziamento italiano

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Ancora una volta una mobilitazione corale e internazionale delle ONG e delle Organizzazioni di Società Civile ha prodotto un risultato degno di nota: l’Italia ha bloccato un nuovo finanziamento al Governo Etiope per la realizzazione della diga Gibe III. Questa faraonica realizzazione in corso dal 2006 alla quale partecipa l’impresa di costruzioni italiana Salini, è stata oggetto della campagna internazionale di boicottaggio “Stop a Gibe III” al fine di impedire una delle più vaste devastazioni di un sito censito dall’UNESCO. La valle del fiume Omo e i parchi naturali del lego Turkana, territori che sarebbero stati compromessi dalla costruzione della centrale idro-elettrica, sono infatti recensiti dall’organizzazione internazionale tra i luoghi da conservare come patrimonio dell’umanità. Per questo motivo, si suppone, nei mesi passati altre agenzie internazionali avevano già rinunciato al finanziamento dell’opera. La Banca Mondiale, la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca Africana per lo sviluppo avevano deciso di bloccare il loro sostegno finanziario pur senza dichiararlo apertamente, a causa degli impatti ambientali e sociali che Gibe III avrebbe comportato. Anche a seguito di ciò, e grazie ad una interrogazione parlamentare presentata su spinta delle ONG italiane il 6 luglio 2010 dall’onorevole Federica Mogherini (PD), di questi giorni la notizia ufficiale della Farnesina di aver ritirato la rata di 250 milioni di Euro precedentemente promessa al governo di Addis Abeba.

E’ una notizia che riempie di orgoglio le ONG promotrici e rilancia la speranza che risultati positivi per le popolazioni locali e per il futuro del nostro pianeta possano essere conseguiti. Ora resta da vedere quali altri finanziatori internazionali vorranno adottare la centrale di Gibe III magari quale occasione per veicolare accordi commerciali e interessi economici che, come spesso accade, passano sopra la testa dei diritti delle persone e dei beni comuni. Non a caso, sembra che contatti tra Governo Etiope e cinese siano oggi in corso per consentire il reperimento di quel miliardo e mezzo di Euro richiesti per la costruzione della diga alta 240 metri, situata in cascata agli impianti di  Gibe I e II, generando un bacino di circa 150 km di lunghezza e con un volume di circa 14 miliardi di metri cubi d’acqua.  Ne è prova il fatto che l’Industrial and Commercial Bank of China e la Exim Bank, hanno deciso di sostenere la costruzione dell’opera. Il governo etiope, facendo lo sgambetto all’Italia, all’Ue e all’Unione Africana  ha concluso un accordo di 459 milioni di dollari per la componente idromeccanica dell’opera, che verrà realizzata dall’industria manifatturiera statale cinese Dongfang. Un accordo siglato a porte chiuse senza alcuna consultazione con gli altri potenziali finanziatori del progetto e, soprattutto, nella totale assenza di trasparenza e di informazione delle popolazioni locali che subiranno direttamente gli effetti di questo ennesimo affare colossale.

(articolo pubblicato su Repubblica.it)

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