Brasile e BRICS nuovi attori della cooperazione internazionale

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Sebbene ne sia assolutamente consapevole sul piano teorico, devo ammettere che ascoltare l’intervento del Brasile ad una Conferenza internazionale mi provoca ancora reazioni di stupore. Il discorso tenuto oggi in plenaria dall’Ambasciatrice Vera Machado, Sottosegretario per gli Affari Politici del Governo brasiliano, è stato del tutto assimilabile a quelli pronunciati dai grandi Paesi donatori attesi per l’enunciazione dei loro impegni in favore della lotta alla povertà. Insieme agli altri BRICS, sigla con la quale vengono ormai comunemente chiamate le 5 economie emergenti di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, il Governo di Rio ha dimostrato di essere entrato a tutti gli effetti nel club dei Paesi che si rivolgono ai PMA con atteggiamento da grande donatore, pur mantenendo un certo approccio distintivo nei confronti delle trite e ritrite cantilene di quelli tradizionali. Italia a parte, che con la Direttore Generale della Cooperazione Ministro Elisabetta Belloni ha tenuto un intervento da arrampicata sugli specchi per circumnavigare la completa inadempienza del nostro Paese rispetto agli impegni sottoscritti con la comunità internazionale, i Paesi OSCE hanno ripetutamente fatto appello alla crisi economica per rilanciare la palla nel campo dei PMA imputando alla loro, vera, scarsa governabilità i mali di cui sono vittima. La signora Machado, al contrario, ha enunciato i principi su cui si fonda la cooperazione Sud – Sud che il Brasile sta attuando con i PMA e i PVS in generale. Maggiori investimenti e risorse economiche per l’agricoltura attraverso la FAO – anche se questa enfasi sa molto di sostegno alla candidatura a Direttore generale del connazionale José Graziano da Silva, attuale vice direttore generale presso l’Agenzia romana – eliminazione totale dei sussidi discorsivi ai prodotti agricoli, cancellazione del debito, accesso equo ai mercati globali, reciprocità negli scambi commerciali tra Paesi sviluppati e PMA, 0,7% del PIL alla cooperazione, e soprattutto solidarietà, multilateralismo, non condizionalità degli aiuti, auto sviluppo e partnership quali principi ispiratori di ogni azione. Si potrebbe dire che, come spesso accade, queste non sono che parole al vento. Se non fosse che la Machado ha poi snocciolato le azioni già intraprese dal Governo Lula e proseguite dall’attuale presidente. Ad esempio, l’iniziativa IBSA lanciata nel 2004 con India e Sud Africa per istituire un Fondo alimentato ogni anno con 1 milione di dollari a Paese per l’assistenza a 6 PMA; lo stanziamento di 54 milioni di dollari pr la cooperazione allo sviluppo che lo avvicinano velocemente agli stanziamenti italiani; oppure, la cancellazione di 500 milioni di dollari di debito vantato con i PMA ai sensi dell’iniziativa HIPC; o ancora il finanziamento prima dello studio di fattibilità e ora della costruzione di una fabbrica in Mozambico per la produzione di farmaci antiretrovirali per la cura dell’AIDS; la condivisione delle tecnologie di produzione di bio-fuel della quale il Brasile è tra i Paesi più progrediti e per finire la totale eliminazione di dazi e barriere doganali per i prodotti di provenienza dai PMA.

Questa crescita della assistenza fornita dal Brasile e dai BRICS, ha detto ancora la rappresentante del Governo carioca, non deve diventare il pretesto per la diminuzione dell’APS dei Paesi avanzati che, piuttosto, non devono nascondersi dietro la giustificazione della crisi economico-finanziaria perché dalle loro responsabilità dipendono maggioritariamente i destini dei poveri del pianeta.

Con queste premesse si può davvero dire di essere definitivamente entrati nell’era della post globalizzazione e sperare che la Conferenza di Rio+20 sullo sviluppo sostenibile che il Brasile ospiterà a giugno del 2012 sia quella giusta per dare una svolta decisiva verso un futuro più equo e più inclusivo per tutti.

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