Priorità per i PMA: sostegno alla agricoltura familiare

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Il 50% della spesa della popolazione dei Paesi Meno Avanzati (PMA) e di quelli in Via di Sviluppo viene assorbita dall’acquisto di cibo; la maggior parte delle famiglie di questi Paesi, fonda il suo reddito sulla produzione agricola; il 70% della popolazione soggetta ad insicurezza alimentare vive nelle aree rurali; nel continente africano solo il 7% delle superfici arabili sono irrigue e sfuggono al flagello della siccità, causa principale della scarsa produttività dei terreni; l’indice FAO dei prezzi  delle derrate alimentari è cresciuto del 37% rispetto al marzo 2010.

Sono questi alcuni dei dati snocciolati dai rappresentanti delle Organizzazioni onusiane specializzate in alimentazione ed agricoltura intervenuti nella terza giornata di lavori della Conferenza di Istanbul, e sono questi i numeri della drammatica realtà dei 955 milioni di persone che ancora oggi secondo la FAO soffrono la fame. Non a caso, la maggioranza di chi ha provato dal podio di Istanbul a tracciare gli orientamenti e le linee di soluzione per il ritardo dello sviluppo che affligge i PMA ha insistito circa la necessità di investire in agricoltura e favorire l’inclusione nel mercato internazionale dei prodotti di provenienza da questi Paesi.

Tuttavia, la distanza tra i discorsi ascoltati e la realtà delle cose è enorme e forse crescente. A dimostrarlo il fatto che dal 1971, data della prima Conferenza ONU sui PMA, ad oggi il numero di Paesi considerati Meno Avanzati è passato da 25 agli attuali 48, 34 dei quali in Africa. Ovvero, tranne i pochi Paesi dei Sud del mondo che possono contare sulle estrazioni di minerali preziosi e di petrolio i cui PIL crescono al ritmo di 10-12% annuo, la maggioranza dei Paesi poveri che rimangono sostanzialmente realtà agricole e rurali restano confinati tra quelli oggetto della Conferenza in corso a Istanbul e arrancano ai margini di un’economia globale improntata alle esportazione dei loro prodotti e controllata dalle grandi concentrazioni delle multinazionali alimentari.

Gli investimenti in agricoltura sono passati dal 18% degli Aiuti concessi ai Paesi in Via di Sviluppo del 1980 al 3% del 2009, e queste pochissime risorse sono molto spesso destinate a sostenere politiche produttive che nulla giovano alle piccole aziende agricole a dimensione familiare che costituiscono la grande maggioranza della popolazione locale. Se si vuole recuperare i PMA e dare loro una speranza di un futuro non ai margini del mondo, le raccomandazioni pronunciate a Istanbul devono urgentemente e concretamente tradursi in scelte fattive e urgenti.

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