Fukushima: 50 volontari stanno arginando un disastro ancora più grave

 / 

Il disastro della centrale di Fukushima, ha finalmente riaperto il dibattito sulle energie nucleari in tutto il mondo. Amaro constatare come, ancora una volta, il prezzo pagato per ricondurre a ragionevolezza i grandi decisori delle politiche nazionali sia quello di centinaia di vittime innocenti contaminate dalle radiazioni emesse da una delle centrali considerate tra le più sicure al mondo. I dati ad oggi forniti dal Governo Giapponese, si teme, potranno incrementarsi a distanza di tempo, quando si avranno le cifre reali del disastro e le prime stime degli effetti indiretti causati dal cedimento della struttura dei reattori di Fukushima e, Dio non voglia, di qualche altro impianto già ora sotto sospetto di qualche problema di troppo. Le numerosissime posizioni antinucleariste, non solo espresse da movimenti ambientalisti e ONG di tutto il pianeta, ma anche da autorevolissimi scienziati internazionali, sono state ripetutamente bollate di oscurantismo invece che essere prese in considerazione per valutarne con coscienza e profondità le ragioni sostenute e le alternative proposte. Ma di tutto ciò, avremo modo di riparlarne in Italia più avanti, anche grazie alla definitiva accettazione da parte della Corte di cassazione dell’iniziativa referendaria che chiamerà alle urne i cittadini italiani il prossimo 12 giugno per esprimersi su nucleare e privatizzazione dell’acqua.

Quello che invece qui mi preme sottolineare, è un aspetto della vicenda Fukushima ignorato dalla grande stampa e di conseguenza poco conosciuto dall’opinione pubblica. Mi riferisco al fatto che, al fine di poter arginare i danni provocati dal terremoto alla centrale nucleare e prevenire peggiori e ben più devastanti conseguenze sulla salute dei cittadini della zona contaminata e dell’intero Giappone, cinquanta dipendenti della centrale hanno volontariamente scelto di restare all’interno dell’impianto per frenare la fuga di radioattività. Sono operai, tecnici, ingegneri e impiegati che con uno straordinario atto di volontariato e di altruismo hanno optato per non seguire gli altri 750 dipendenti che hanno lasciato la zona nelle ore immediatamente successive la tragedia.

Un gesto eroico e una scelta sfuggita ai più, ma che dimostra ancora una volta come il bene degli altri, a volte, passa in primo piano sopravanzando anche i calcoli e le razionalità dell’egoismo e del pensare solo a se stessi.

E’ l’ennesimo esempio che meriterebbe ben più enfasi e spazio su tutta la stampa e i media internazionali, non fosse altro che a dimostrazione che il bene può ancora prevalere sugli interessi personali. Come un altro esempio di cui oggi ci sarebbe così tanto bisogno.

(articolo pubblicato su Repubblica.it)

Iscriviti alla newsletter