LE POPOLAZIONI POVERE E VULNERABILI PAGANO IL PREZZO PIU’ ALTO PER I CAMBIAMENTI CLIMATICI

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La sessione inaugurale del segmento di Alto Livello della Conferenza sui cambiamenti climatici in corso a Cancun è stato un momento al quanto significativo. Innanzitutto per la cerimonia di apertura animata da danze e canti di cultura Maya dedicati alla madre terra. Nell’attuale contesto dei negoziati fare memoria del rispetto per il pianeta nutrito dai nostri antenati suona tutt’altro che retorico. Piuttosto, un monito per chi ripetutamente violenta l’ambiente e pregiudica in pochi decenni quanto conservato e tramandato per secoli anche a nostro beneficio.

In secondo luogo, per quanto affermato in particolare dal Segretario Generale ONU Ban Ki Moon e dalla Segretaria Esecutiva della Convenzione Quadro sui cambiamenti climatici, la Signora Christiana Figueres Olsen. Due interventi che permettono di leggere il fallimento, oggi non escludibile, anche di questo negoziato alla luce dei suoi impatti sulle popolazioni. Lo ha affermato senza mezzi termini la Figueres la quale ha sostenuto la necessità di condurre i lavori dei tre giorni che rimangono prima della chiusura della Conferenza partendo da una valutazione “onesta” delle conseguenze che i cambiamenti climatici hanno sulle popolazioni povere e vulnerabili del pianeta, e non sui pochi privilegiati che vivono nei Paesi sviluppati. Se gli interessi dei singoli Paesi configgono con quelli globali, sempre secondo la Figueres, i Governi nazionali presenti a Cancun devono verificarli alla luce del futuro del pianeta.

Anche il Segretario ONU Ban Ki Moon non ha certo adottato il “diplomatichese”. I poveri, ha detto, non possono più attendere  oltre gli aiuti promessi loro per adattare le loro economie e produzioni a standard compatibili con la sostenibilità ambientale. Si tratta dei 30 miliardi di dollari per la cosiddetta fase “fast-start” (le prime azioni da intraprendere nel periodo 2010 – 2012) e dei 100 miliardi all’anno sino al 2020 promessi nella scorsa conferenza di Copenaghen.  Stiamo parlando di somme ingenti, ma anche di impegni solennemente assunti dai paesi ricchi e dei quali sino ad oggi non si vede traccia.

Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ha affermato Ban Ki Moon, non possono essere raggiunti senza un’adeguata lotta ai cambiamenti climatici e senza sicurezza ambientale non vi sarà sicurezza per nessuno. Lo ha testimoniato con parole inequivocabili il Vice Presidente della Repubblica di Micronesia. Piccole isole del pacifico che senza decisioni urgenti per arrestare l’aumento della temperatura terrestre e limitarla a 2 gradi centigradi vedranno tutta la loro popolazione costretta a migrare a causa della sommersione dovuta all’innalzamento del livello del mare. Un destino che attende altre decine di milioni di persone abitanti le zone costiere di altri Paesi e, paradossalmente, che sarà condiviso da altrettanti uomini e donne che saranno costrette a fuggire dalla desertificazione che sta aggredendo le terre fertili da essi coltivate.

Sono punti di vista che inducono a riflettere in modo ancora diverso rispetto alla giusta e doverosa preoccupazione per l’ambiente, le risorse naturali e l’estinzione di alcune specie animali. In gioco a Cancun c’è il destino di centinaia di milioni di persone soprattutto dei poveri e dei più vulnerabili. Forse, la stessa sopravvivenza della specie umana.

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