Resilienze sconosciute

La folle, scriteriata, insostenibile imposizione di dazi da parte del terrificante Woody Woodpecker-Donald Trump ha innescato reazioni in tutto il mondo, portando influenti leader politici ad approntare immediate quanto efficaci contromosse. Tanto da suscitare più di un dubbio che una misura definita da Sebastiano Barisoni – il Vicedirettore di Radio 24 – “pensata alla dazio di cane”, non fosse altro che un’ennesima iper-speculazione finanziaria atta a portare, in pochi giorni, qualche milione di dollari nelle tasche del Tycoon e dei soci del circolo dei paperoni suoi amici.

Mentre i mezzi di informazione quotidianamente martellano diffondendo le reazioni di altri Stati potenti in grado di far ringoiare il vomito al “biondo Picchiarello”, tralasciano di occuparsi di altre meno degne di nota per una mentalità ancora centrata sul predominio cultural-politico del decadente Occidente.

Così, in Italia ed Europa sappiamo tutto su come si sta muovendo Xi JinPing, forte del possesso cinese di tre quarti del debito statunitense e di analoga percentuale dei giacimenti mondiali di litio; sulle contromisure prese da Narendra Modi, appoggiato da tale “Mister Tata” che, dopo aver acquisito Jaguar e Rover, minaccia di invadere i mercati occidentali con citycar da mille dollari prodotte in India; sul numero di telefonate, la durata dei viaggi e il colore della cravatta dei negoziatori che si affannano tra Mosca, Abu Dhabi e Washington.

Al contrario, se dovessimo pronunciare il nome di Netumbo Nandi-Ndaitwah, i più nemmeno saprebbero di chi stiamo parlando. Ebbene, questa signora africana è la neo-presidente dello stato di Namibia. Quello che il “biondo Picchiarello” in un recente discorso ha chiamato “Namba”. Forse per onomatopeica rassomiglianza con il velenosissimo serpente che quei luoghi infesta e che probabilmente esaurisce le sue conoscenze in materia.

In nome del principio di reciprocità, la Signora Nandi-Ndaitwah, una volta incassato lo schiaffo trumpiano dell’espulsione dagli USA di tutti i suoi concittadini privi di permesso di soggiorno, non ha esitato a rendere pan per focaccia al ben più potente collega. Così la Presidente namibiana ha a sua volta negato il visto a 500 cittadini statunitensi che, come ha voluto precisare, sebbene arrivati in Namibia con costosissimi voli in business class, e non su mortali barconi di fortuna come fatto dai suoi migranti, si trovano illegalmente nel suo Paese.

Le motivazioni addotte dalla Premier africana sono alquanto eclatanti. Buona parte dei cittadini statunitensi presenti in Namibia – come anche quelli di altri Stati del Nord del mondo, italiani compresi – lo sono a motivo delle remuneranti attività estrattive di diamanti, uranio, oro e altri minerali preziosi. Ovviamente e come ormai notorio, senza che queste arrechino alcun beneficio alle magre casse del Paese e alle ancor più vuote tasche dei suoi cittadini. Quindi? Nessun rinnovo di permesso di soggiorno con relativo perentorio ordine di lasciare immediatamente Windhoek. Giusto per altrettanta reciprocità circa i metodi adottati dai loro rispettivi Paesi di provenienza. Ammanettamenti esclusi.

Come se non bastasse, questa “Davide in kaftan” ha pensato di armare la sua fionda con il sasso della cancellazione di ogni agevolazione fiscale sino ad oggi concessa a tutte le aziende statunitensi attive in Namibia. Comprese quelle di proprietà di tal Elon Musk che nel vicino Sudafrica ha visto i suoi natali.

Disposizioni che hanno indotto gli ancora numerosi nostalgici del regime di apartheid – sarà la moda del momento – a rivolgersi al “biondo Picchiarello” per creare una nuova enclave bianca e razzista nella regione sudafricana. Tanto, avranno pensato, uno che progetta la creazione della costa azzurra americana in Palestina, potrebbe anche pensarci. Soprattutto viste le enormi ricchezze naturali che, al contrario della Terra Promessa ricca solo per quei pastori e agricoltori fuoriusciti dall’Egitto, la Namibia possiede.

Temo che resteranno delusi. Fatto salvo che un altro Paese non adotti un analogo comportamento. Mi riferisco al Costa Rica, altrettanto ricco di materie prime e ricchezze naturali e naturalistiche, ma molto più vicino e di ben più alto interesse geopolitico per Washington, anch’esso colpito dagli stessi provvedimenti espulsivi per i suoi cittadini residenti in USA adottati dall’Amministrazione Trump. Un altro caso totalmente disconosciuto dalla superficialità e dalla strumentalità mediatica occidentale.

Addirittura ignorato anche allorché il vizio del “biondo Picchiarello” di prendere decisioni “in maniera cinofallica” ha coinvolto un ex capo di Stato, nonché assegnatario del Premio Nobel per la pace nel 1987. Oscar Arias Sanchez, questo il nome del due volte rieletto Presidente del Costa Rica, è stato estradato dagli USA, pare a motivo del suo riavvicinamento con il governo di Pechino all’epoca del suo secondo mandato presidenziale ricoperto dal 2006 al 2010. Un’epoca così lontana che, al contrario e per sua stessa ammissione, lascerebbe pensare che Arias sia stato allontanato semplicemente per aver pubblicamente paragonato il modo di governare di Trump a quello di un imperatore romano.

Di questo passo qualcuno, più prima che poi, meno interessato al culo del “biondo Picchiarello” potrebbe essere così affamato da non disdegnare la prelibatezza di altre parti anatomiche. Magari ingolositi dalle dimensioni di quelle del famoso Toro di Wall Street.  

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