Omaggio a don Pepe Mujica

Ieri, José Alberto Mujica Cordaro ci ha lasciato. Per tutti “don Pepe”. Il contadino diventato il Presidente impossibile. Guerrigliero nel Movimento de Liberation Nacional – Tupamaros; per 15 anni prigioniero politico del regime uruguayano; deputato, senatore, ministro della rinata democrazia uruguagia; e infine Presidente della Repubblica dell’Uruguay dal 2010 al 2015.
La sua popolarità e il suo coraggio politico e istituzionale sono rimasti proverbiali: tra il 2004 e il 2013, la quota della spesa sociale sul totale della spesa pubblica passa dal 60,9% al 75,5%; il tasso di disoccupazione diminuisce dal 13 al 7%; il tasso di povertà nazionale dal 40 all’11% e il salario minimo aumenta del 250%; il matrimonio tra omossessuali ammesso; le droghe leggere legalizzate per l’uso personale; l’aborto regolarizzato. Ma quello che più lascia attoniti è la sua decisione di non ricandidarsi per uno scontato secondo mandato e tornare a fare il contadino nella sua piccola fattoria di Rincon del Cerro, alla periferia di Montevideo.
Lo scorso 2023, uno scrittore visionario, il messicano Saul Alvidrez, riuscì a convincere don Pepe ad incontrare Noam Chomsky per intavolare una riflessione a due sul nostro tempo. Da questo colloquio è scaturito il libro “Sopravvivere al XX secolo” edito dalla casa “Ponte alle Grazie”.
In omaggio a questo grande uomo, trascrivo alcune considerazioni di don Pepe sulla democrazia.
“Mi sono messo a studiare la democrazia greca e ateniese. Aristotele era un sovversivo. La definizione di cittadino di Aristotele è “colui che può accedere alle attività di governo o di giudice”: cittadino era qualcuno che poteva governare o giudicare, e quella era una democrazia del sorteggio, per cui se si veniva estratti a sorte bisognava entrare nella nomenclatura e partecipare. Qualsiasi cittadino poteva affrontarti in assemblea e criticarti, e tu potevi essere un giudice. Pensa, Socrate fu condannato da una giuria popolare! Non si era mai visto nulla di simile, e oggi ne siamo distantissimi. E sì lo so che a quel tempo in Grecia c’erano gli schiavi, ma secondo Senofonte da nessun’altra parte li trattavano così bene. E poi in tutto il mondo c’erano gli schiavi, ma non c’era la democrazia. Nessuno aveva osato fare nulla di simile.
Nel sesto secolo avanti Cristo, Atene era sull’orlo di una guerra civile a causa del numero elevato di schiavi per debiti, perché a quel tempo se contraevi un debito e non potevi pagarlo diventavi uno schiavo. Poi arrivò Solone, che era un poeta, e fu eletto tiranno, nel senso che deteneva tutto il potere. Lui decise di concedere la libertà agli schiavi per indebitamento. Gli schiavi chiesero a Solone di risarcirli materialmente per una parte di ciò che avevano perduto durante la loro schiavitù, ma era più di quanto potesse sopportare l’aristocrazia alla quale erano stati sottratti gli schiavi. Che cosa successe allora? Solone non diede loro nulla di materiale, ma sai cosa concesse? Diede loro il diritto di parola in assemblea e il diritto di voto. Capisci? Cominciò a concedere a loro il potere politico. Ecco da dove nasce la democrazia!
La democrazia nasce da un grido disperato contro la disuguaglianza.
E si, certo, lo so. Atene era una piccola società, di appena duecentomila persone, ma considera questo: settemila persone costituivano l’apparato governativo di Atene e si alternavano; venivano estratte a sorte e tutte rispondevano all’assemblea. I prescelti erano quaranta, non di più, e ricoprivano incarichi di generali e tesorieri. Ma venivano eletti tesorieri solo i ricchi, quelli che possedevano delle ricchezza, perché se c’erano malversazioni dovevano risponderne con le loro ricchezze. Si è mai vista una cosa del genere?
Oggi sembra assurdo. Il fatto che (nella Grecia classica) c’era un livello di audacia fenomenale. Ebbene quei tesorieri erano gli unici a essere eletti: gli altri erano estratti a sorte, anche i giudici. C’è chi dirà: ”ma è una sciocchezza! E la specializzazione e questo e quell’altro ….?” Sciocchezza un cavolo! In quel modo si costruì un grado di partecipazione e confronto come mai nella storia. Ecco perché fu li che inventarono il teatro e la commedia. Insomma, tutto era politico! I cittadini che non possedevano niente erano i rematori, quelli che remavano, ma erano loro che scendendo dalle barche facevano trambusto, perché si, c’erano tentativi di colpi di Stato e tutto il resto, ovviamente, reazioni e cazzate varie. Ma durò per quasi trecento anni! Più a lungo dell’intera esperienza democratica moderna! E ci sono cose che durano ancora. Naturalmente non sto dicendo di imitarli alla lettera o sciocchezze simili; parlo della creatività e del coraggio che ne erano alla base con tutte le difficoltà dell’epoca.
Noi, peraltro, disponiamo di mezzi che loro non avevano. Adesso la chiamano democrazia rappresentativa: la gente vota una volta ogni quattro anni, e … e questo è tutto?! E’ questa la democrazia? La gente non prende una dannata decisione su niente, non può giudicare niente, non può nemmeno prendere la decisione di scavare un fossato vicino a casa, niente! Per tutto c’è bisogno di un burocrate che timbri e autorizzi …. neppure sulle cose minime a livello comunale si può decidere, che so, se piazzare una colonna in un punto oppure no … Niente!
Non concediamo nulla, non trasferiamo il potere decisionale al popolo. La nostra democrazia è sempre più zoppa, e ancor peggio se consideriamo anche la concentrazione della ricchezza, che è dilagante. Ad esempio in America latina i trentadue uomini più ricchi possiedono quanto gli altri trecento milioni. Ma c’è di peggio! La cosa peggiore è che il loro patrimonio cresce di circa il 21% l’anno, mentre l’economia della regione latinoamericana cresce del 2-2,5%. Ciò significa che questi tizi ne possiedono sempre di più e che il divario è sempre maggiore! ………… Queste concentrazioni di ricchezza rappresentano la più grande minaccia alla democrazia: questo decompone la democrazia perché tende a generare decisioni politiche a favore delle concentrazioni di ricchezza.
Dobbiamo iniziare a pensare nuove istituzioni, almeno a livello comunale, a livello locale. ……
Dobbiamo convincerci che la gente è dotata di buon senso. Ma se non ci fidiamo mai, non si svilupperà mai. Come faccio a costruire i muscoli se non faccio esercizio? La cosa bella della democrazia greca era proprio questa: l’esercizio della libertà. ….. L’esercizio della democrazia, la partecipazione”.