Numeri reali e spettri agitati sull’immigrazione
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Il 18 dicembre di ogni anno a far data dall’anno 2000, le Nazioni Unite e il mondo intero celebrano la Giornata Internazionale dei Migranti. La problematica delle migrazioni è ormai elemento divisivo della politica e dell’opinione pubblica, non solo nel nostro Paese. Spesso, è argomento di strumentalizzazioni e rappresentazioni lontane dalla realtà, fondate su dati parziali o citati ad effetto, piegate ad obiettivi propagandistici e radicate in una paura tanto diffusa quanto suscitata, alimentata e sfruttata a dovere. Tanto che, per citare un solo indicatore, un sondaggio del 2015 rilevava come il 36% degli italiani credesse che gli stranieri nel nostro Paese fossero oltre 20 milioni. Uno ogni tre italiani!
Migrazioni e mobilità umana sono un tratto irrevocabile e caratterizzante questa nostra epoca post-globalizzazione. Non una minaccia all’Italia; nemmeno una realtà controllabile con politiche repressive, parziali, egoistiche, nazionalistiche, o contrapponendo e alimentando una cultura segregativa, razzista, escludente, ipocritamente “tradizionalista”. Non un fenomeno che riguarda unicamente poveri e disperati provenienti dai Paesi del Sud del mondo, ma al contrario che intacca il mondo intero, povero o ricco che sia; in via di sviluppo o “progredito” che si voglia; rurale o urbano; del Nord o del Sud.
Guardare e giudicare in base ad una sola delle due facce della medaglia, è erroneo, fuorviante, pretestuoso, presuntuoso. Come lo è pensare che il diritto alla ricerca di una condizione di vita migliore sia appannaggio solo di una parte dell’umanità, quella più fortunata e di conseguenza più avvantaggiata, convinta di averne diritto e di avere il diritto di negarla ad altri.
Per tendere ad un’obiettività, a volte è necessario superare la pigrizia, la noia del leggere i numeri e le statistiche e così articolare un giudizio che ognuno di noi ha la libertà di farsi, purché consapevole, realistico e circostanziato. A questo fine, provo ad elencare telegraficamente alcuni dati che spero possano contribuire ad una visione corretta del fenomeno migratorio e magari utili a confutare dicerie, preconcetti e propagande varie.
- Secondo il Rapporto Mondiale sulle Migrazioni elaborato dallo IOM (International Organization on Migration) nel 2023 il totale delle persone migranti ha raggiunto i 281 milioni, contro i 153 del 1990 e gli 84 del 1970. In altri termini, nel 2023 il 3.6% degli abitanti il pianeta ha emigrato spostandosi in altro luogo. Un fenomeno, stando alla IOM, che “rimane un fattore trainante lo sviluppo umano e la crescita economica” come dimostra l’incremento pari al 650% delle “rimesse” che dal 2000 al 2022 sono passate da 128 a 831 miliardi di Dollari. Di questi, 647 miliardi trasferiti verso i Paesi poveri. Un flusso di risorse 7-8 volte superiore al totale dei fondi destinati dai Paesi ricchi all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo e alla Cooperazione Internazionale. Tra i pochi “redditi” cresciuti anche in piena pandemia COVID-19.
- Sono 122.6 milioni le persone che nel 2023 sono state forzate a spostarsi dai rispettivi luoghi di origine a causa di guerre, violenze, persecuzioni, violazioni dei diritti umani, gravi turbative dell’ordine pubblico. Di queste, il 40 % sono minori di età inferiore a 18 anni; solo il 37,9% ha ottenuto una aliquale protezione internazionale che in un caso su tre è stata garantita da un Paese povero dei Sud del mondo.
- Più in dettaglio, sono 68.3 milioni gli “Sfollati”, persone che migrano rimanendo all’interno dei patri confini, come i 9.1 milioni di Sudanesi, 7.2 milioni di Siriani e 6.7 milioni di Congolesi; 37.9 milioni i “Rifugiati”, come circa 6 milioni di Siriani e altrettanti Palestinesi, Ucraini e Venezuelani e Afghani; 8 milioni i “Richiedenti asilo politico” e 5.8 milioni i richiedenti protezione internazionale.
- L’Europa, a dispetto delle propagande allarmistiche, non è la loro principale destinazione. Il 69% emigra nei Paesi confinanti con gli Stati “in guerra” – come dimostrano i dati relativi all’esodo dall’Ucraina in guerra 1.6 milioni dei quali si sono rifugiati in Polonia, contro i 935mila in Germania e solo i 175mila in Italia.
- Ben il 71% di quei 122 milioni di disperati si è spostata in un Paese “a basso reddito”, quindi non di certo nella nostra ricca UE. Il fenomeno migratorio è innanzitutto “globale” e maggiormente impattante su Paesi extra europei. Lo dimostra, ad esempio, il dato relativo ai richiedenti asilo politico. Degli 8 milioni totali, solamente 1 milione di loro ha inoltrato domanda in uno Stato UE, provocando, nel 2022, un incremento delle domande di asilo del 421.8% in Irlanda, del 367.9% in Croazia, del 181.4% in Austria e solo del 69.1% in Italia.
- Il 32% dei Rifugiati totali nel mondo è ospitato da 5 Paesi, dei quali solo la Germania è appartenente alla UE. Gli altri primi quattro sono l’Iran (che ne ospita 3.8 milioni), la Turchia (3.1 milioni), la Colombia (2.8 milioni) e l’Uganda (1.7 milioni).
- La popolazione straniera nella UE è pari a 41 milioni, poco più del 9% della popolazione totale. In Italia, come noto, gli stranieri regolarmente censiti sommano a 5.3 milioni di persone, ovvero circa l’8.7% del totale della popolazione. Cifra simile a quella di Francia (5.6 milioni), inferiore a Spagna (6.1 milioni) e molto lontana dai 12.3 milioni residenti in Germania.
- Ciò che meno noto, e ciò la dice ancora una volta lunga sulla manipolazione strumentale delle statistiche, è che tra questi 5 milioni si contano 2.4 milioni di provenienti da Paesi europei dei quali 1.7 milioni aventi diritto di libera circolazione in quanto cittadini della UE. In altri termini, quando si agita lo spettro dell’imminente “invasione straniera” si contano anche Francesi, Inglesi, Svizzeri, Portoghesi, Olandesi, Russi, ecc. ecc., così come Statunitensi, Canadesi, Australiani e via dicendo.
- Stando al 33° Rapporto sulle Migrazioni di CARITAS Italiana e Fondazione Migrantes, contrariamente alla retorica degli moderni templari, il 52.9% degli stranieri residenti in Italia sono di religione cristiana mentre scende al 29.8% la percentuale di chi si professa musulmano.
- Così come i risultati di un autorevole ricerca demoliscono un altro luogo comune secondo il quale gli stranieri beneficerebbero dei sussidi di disoccupazione e più ingenerale delle misure di welfare in misura superiore a quella degli italiani, ponendo a rischio la sostenibilità del nostro sistema di welfare. Stando allo studio, i dati dimostrano un’insignificante differenza tra quanto percepito da italiani e stranieri nel nostro Paese. Addirittura, in Austria, Germania, Spagna e Francia l’accesso dei migranti alle misure di sostegno statali è significativamente più basso rispetto a quello dei nativi.
- Da ultimo, non per rilevanza di informazione, non si possono omettere da comparazione i dati relativi alla emigrazione italiana all’estero. Prescindendo, ma non dimenticando, i numeri a sette cifre delle migrazioni italiane degli albori del secolo scorso, oggi gli italiani all’estero sono 6 milioni e 134 mila, in aumento rispetto al 2020 del 11.8% e raddoppiando i dati del 2006 (Rapporto Italiani nel mondo 2024 della Fondazione Migrantes). Il flusso annuale della nostra emigrazione oscilla attorno alle 100 mila unità all’anno – 89.462 nel 2023 segnando un 9.1% in più del 2022 che lascia presagire una tendenza al ritorno a numeri prossimi ai 130 mila degli anni pre-pandemia. Da soli, insomma, noi italiani concorriamo al fenomeno migratorio in misura superiore all’insieme degli stranieri presenti nel nostro Paese provenienti da ogni angolo del mondo!
- Le destinazioni privilegiate dei migranti italiani? Ca va sans dire: 54.2 % in altro Paese UE – Germania, Regno Unito e Svizzera in testa – e 40.6 % in America dei quali 320mila negli USA e 144mila in Canada.
Anche per noi italiani, per i genitori di quei 471mila giovani nostri connazionali che hanno deciso nel 2023 di emigrare, per quei 30mila over 65 spesso pensionati volati oltreoceano, anche per quei 2milioni di lavoratori andati oltralpe alla ricerca di salari più equi, la ricerca di migliori condizioni di vita, di più diversificate opportunità e di migliori occasioni sono i motivi che spingono verso quell’irrefrenabile e inarginabile impulso che, in determinate condizioni, porta a sradicarsi dalla propria terra. Anche quando doloroso. Anche quando follemente pericoloso. Anche quando, lo scorso anno e per 1.262 volte, il Mediterraneo stronca la legittima aspirazione ad una vita migliore che accomuna gli esseri umani di ogni ceto, razza e colore.