“Prima i nostri!” Ora che a dirlo è la Svizzera?
La vittoria netta dell’UDC alle elezioni federali 2023 della Svizzera fa tremare le vene ai nostri frontalieri. Tra i punti qualificanti il programma del partito della destra elvetica, infatti, spicca la chiusura verso gli stranieri, compresi, in particolare, quelli che ogni giorno fanno la spola tra le Province di Como e Varese e i ben più remunerati posti di lavoro d’oltre confine.
Prima i nostri! Lo slogan brandito in campagna elettorale dall’UDC ha ottenuto quei consensi non ricevuti in quantità sufficienti nel corso delle precedenti elezioni del 2011 quando ne tentò la conquista con la trogloditica campagna “Bala i Ratt”. Tanto da aver già avviato la raccolta firme per promuovere una consultazione popolare per chiudere definitivamente la questione “frontalieri” potendo contare sull’appoggio dal partito della Lega rosso-crociata che in Canton Ticino riguadagna i voti persi nelle precedenti tornate elettorali.
Oltre 390.000 lavoratori stranieri, ancorché europei e bianchi, stanno ora con il fiato sospeso e di questi più di 91.000 sono nostri connazionali.
Dov’è, mi chiedo, la salviniana tempestività con la quale inonda i nostri canali social per accadimenti ben più lontani dalla pancia leghista dei nordici bastioni? Dove l’attenzione particolareggiata dei media lego-simpatizzanti che non perdono occasione per assestare pungenti stoccate a qualsivoglia avvenimento dal minimo sentore avversario che, guarda caso, oggi sottolineano l’avanzata dei “secessionisti” in Alto Adige.
Forse, questa volta, la spiegazione potrebbe risiedere nell’imbarazzo di esultare per la vittoria in Svizzera di chi sostiene le medesime tesi e analoghe soluzioni al problema degli stranieri e alla minaccia di invasioni, di sostituzione occupazionale, di instabilità e insicurezza imputate all’avvento di “extracomunitari” – tali sono infatti le relazioni tra noi e lo Stato Elvetico – proposte dalla politica nazionalista lombardo-veneta. Regione questa, se fosse sfuggito, considerata “a Sud” dai vicini Ticinesi che, come tutti “i Sud”, sanno di povertà, accattonaggio, disordine, sregolatezza …… e hanno addosso anche un pizzico di puzza.
Forse, questa volta, i molti che ancora parteggiano per inutili e ingiuste chiusure dei confini, che tutt’ora supportano una miope politica nazionalistica, che oggi confidano nelle telecamere, nei sistemi di sorveglianza, negli accanimenti di frontiera, nella preservazione della razza, nel protezionismo economico e in quant’altro rifiuti il naturale, inevitabile decorso della storia, forse sapranno riflettere che quando la ruota gira e la malparata punta nella nostra direzione è il momento di prendere in considerazione che ci sarà sempre qualcuno “più a Nord di noi” ed iniziare a pensarla in maniera un po’ meno ottusa.