Ex brigatista alla manifestazione pro Palestina: che informazione è?

Su diversi organi di stampa, a partire dai telegiornali RAI, MEDIASET e network affiliati, si è dato risalto alla partecipazione di Francesco Giordano, ex brigatista condannato per il barbaro assassinio del giudice Walter Tobagi, alla manifestazione svoltasi sabato scorso a Roma a sostegno del popolo palestinese.
La domanda sorge spontanea nelle persone non cerebrolese: quindi? Dove sta la notizia? Quale “morale” recondita? Dove va a parare il messaggio passato agli italiani?
Giordano ha scontato la sua pena e oggi è un uomo libero non solo di esprimere le proprie opinioni, diritto che voglio sperare non negato nemmeno a chi in stato di detenzione, ma anche di partecipare, aderire, sostenere manifestazioni organizzate per una determinata causa. Giuste o sbagliate che siano; condivise o incomprese che si vogliano. Questo sta alle legittime differenti opinioni di ciascuno.
Passare una simile notizia nei titoli di giornali, televisioni e notiziari, come per tutte le altre elevate a tale onore, da un imprinting editoriale ben preciso e trasmette un messaggio altrettanto volutamente chiaro. Cioè?
Si vuol far intendere che tutti i manifestanti di sabato abbiano un passato losco? Che i promotori della manifestazione siano andati alla ricerca di terroristi, comunisti, estremisti, assassini, sovvertitori, complottisti e delinquenti? Che stiano dalla loro parte e siano loro ammiccanti amici? Che schierarsi con il popolo palestinese, non con i terroristi assassini di Hamas, implorare una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, far pressione su Israele per non perpetrare un ennesimo massacro sui civili e sulla popolazione, che non coincide con le milizie armate islamiche, significa essere degli esecrabili, irredenti nemici della giustizia? Che chi è sceso in piazza siano tutti dei sovvertitori dello Stato e delle istituzioni?
Qualora fosse questa la tesi subliminale che si è voluto veicolare con la notizia, finalità peraltro sufficientemente palese, mi chiedo se la stessa stupefatta indignazione valga anche per altre circostanze.
Essendo che all’Assemblea di Confindustria è fuori dubbio partecipi anche un evasore fiscale, vuol dire che tutti gli industriali, su su fino al Presidente Bonomi, sono frodatori dello Stato? Visto che in Parlamento hanno seduto ex condannati significa che tutti parlamentari, su su fino al Presidente Mattarella, sono ex galeotti? Dato che negli attuali partiti militano ex picchiatori, ex bombaroli ed ex extraparlamentari significa che tutti quelli che fanno politica, su su fino a qualche rappresentante istituzionale, sono tutti violenti facinorosi? Considerato che nelle associazioni, nelle cooperative, nelle categorie, nelle squadre di calcio ……….
Credo proprio di no. Piuttosto, sono convinto dell’insopportabile utilizzo dei mezzi di informazione, in particolare di quelli pubblici teoricamente al servizio di una informazione-formazione di una coscienza civica degli ascoltatori, via via prostrati ai convincimenti e alle convinzioni dei rispettivi decisori di turno. Passi per i media privati, finanziati da altrettanto privati magnati liberi di impiegare le proprie ingenti risorse per finalità ad essi congeniali, ma quando si tratta di informazione pubblica, pagata indistintamente da tutti noi cittadini, ciò diventa inaccettabile.
Questa continua, reiterata, controproducente strategia di polarizzazione del pensiero e di radicalizzazione delle idee, utile ai capi curva del tifo da stadio nel quale si sta tentando di trasformare il Paese, non giova certo né agli israeliani, né ai palestinesi; né agli ucraini, né ai russi; né a noi, né “agli altri”.
Ringraziando ed elogiando i non pochi comunicatori che nel mondo dei media svolgono coscienziosamente il loro lavoro, dobbiamo rivendicare il diritto ad un’informazione oggettiva, plurale, globale. Non ci servono altre testate alla “porca Eva Express”, come definita dal grande Enzo Jannacci. Il futuro di tutti abbisogna che le soggettive verità siano quanto più possibile fondate sull’oggettività dei fatti. Alle interpretazioni ci pensa già la limitata visuale della nostra ottica personale.