Difesa della Patria e difesa dei nostri giovani

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Lo scorso 6 marzo, il Ministro della Difesa Crosetto ha annunciato al creazione del “Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa”. Gli obiettivi voluti dal Ministro sono, per sua stessa dichiarazione “elaborare documenti, direttive, proposte di autoregolazione per supportare una visione innovativa nell’ambito della comunicazione e delle relazioni istituzionali. E in quest’ottica sarà importante anche il ruolo che dovrà svolgere la comunicazione istituzionale “per far conoscere l’entusiasmo, la passione, e la dedizione – in sintesi i valori – che caratterizzano l’agire e l’essere del personale della Difesa”.

Ne faranno parte 14 illustri volontari richiesti di supportare lo sviluppo di un settore che, sempre stando a Crosetto, produrrà “incremento dei livelli occupazionali, di sviluppo complessivo del sistema industriale, di leadership tecnologica, di incremento della crescita e dunque delle entrate”. E su questo ci sono pochi dubbi, anche vista la presenza nel Comitato di rappresentanti della Leonardo e dell’Aspen Institute.

Ma la strategia dell’attuale compagine governativa per forgiare una solida cultura destrorsa nel nostro Paese va oltre, andando a lavorare efficacemente sulle giovani generazioni, bacino di futuri volontari delle Forze Armate Italiane. Sfruttando i “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento – PCTO”, le Forze Armate stanno penetrando prepotentemente nelle aule scolastiche. Come denuncia il neo creato “Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole”, la presenza di agenti della propaganda militare va diffondendosi utilizzando interventi “formativi” nelle previste 210 ore negli istituti professionali, 150 in quelli tecnici e 90 nei licei. Lezioni teoriche, simulazioni e visite nelle caserme, testimonianza di personale addestrato, stages e esercitazioni nelle basi militari. In alcuni casi, ad esempio in Sicilia, i Marines americani di stanza nella base di Sigonella vengono furbescamente impiegati come insegnanti di inglese.

La mossa di Crosetto, tuttavia, trova radici ben più lontane; anche nei governi di centro-sinistra!

Era il 2014 quando, con il Governo Renzi, venne siglato il primo protocollo di intesa tra le Ministre dell’Istruzione Giannini e della Difesa Pinotti, poi rilanciato dal decreto Alternanza Scuola-Lavoro voluto dallo stesso Renzi. Crosetto non fa altro che “ficcarsi nel piatto ricco” ulteriormente distorcendo un’idea originariamente interessante, quale la messa in contatto tra il mondo del lavoro e quello della scuola, piegandola ad un’idea di futuro e di crescita economica dell’Italia sempre più fondate su un’economia di guerra che, si capisce, va alimentata quanto possibile.

Sembrano tempi remoti quelli del secondo Governo Prodi. All’epoca, con Ministro all’Istruzione Beppe Fioroni, da componente del Coordinamento Nazionale del Terzo Settore ho contribuito alla redazione delle “Linee Guida sull’educazione alla pace e ai diritti umani”. Con il supporto scientifico del Centro per i Diritti Umani dell’Università di Padova, guidato a quel tempo dal compianto prof. Antonio Papisca, si pensò ad un programma nelle aule e nei territori che favorisse una cultura di pace, di resistenza non armata e non violenta, di un futuro sostenibile fondato sui diritti, sul rispetto e il dialogo da infondere, fin in giovane età, in tutti gli studenti della scuola dell’obbligo. Con alcuni dei più alti dirigenti del Ministero, girammo per tutta l’Italia organizzando incontri di formazione con i Dirigenti scolastici, gli insegnanti e il personale docente, registrando un’adesione formidabile che lasciava intravvedere un diverso modo di intendere la Difesa della Patria e di concepire le relazioni tra i popoli.

La condivisione di questi valori, tra i decisori politici, le realtà di Terzo settore e la società civile organizzata, portarono, nel 2004 con il secondo Governo Berlusconi, alla creazione del “Comitato per la difesa civile non armata e non violenta” il quale, per una sorta di nemesi storica e al pari del Comitato “Crosetto”, aveva come obiettivo quello di elaborare documenti, idee, direttive e proposte per una difesa non violenta del nostro Paese. Un’iniziativa che portò alla espansione del Servizio Civile Nazionale e dei Corpi Civili di Pace; alla creazione dell’Istituto di Ricerca sulla pace e sul disarmo e del Dipartimento per la difesa civile in difesa della Costituzione; che riconobbe alla Protezione Civile il ruolo di ente preposto all’intervento in situazioni di crisi ed emergenza; che, per la messa in cantiere di tutto ciò, contava su uno stanziamento iniziale di 100 milioni di Euro.

Ci ha pensato il Governo Monti, nel 2012, ad interrompere questo percorso, annoverando il Comitato, del quale dall’inizio e fino ad allora sono stato componente nominato dalla Presidenza del Consiglio, tra “gli Enti inutili”, quindi sottoposti alla mannaia montiana della “spending review”.

Oggi, ancor più dopo la decisione del Ministro della Difesa in carica, reputo quanto mai opportune e necessarie del più pieno sostegno le iniziative che la società civile sta mettendo in campo per contrastare questa deriva culturale che, nelle pieghe della distrazione informativa, arriva fino alle fondamenta valoriale delle giovani generazioni. Così come ritengo fondamentale una resilienza culturale individuale che aborrisca ogni forma di lotta armata, ripudi il ricorso alla violenza e ricusi la peggiore delle piaghe di questo nostro tempo: quella della rassegnazione.

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