Un altro anno inutile, se non fosse tragico

Un anno: eppure ancora non ci si convince del drammatico cul de sac nel quale tutte le guerre infilano persone, popoli e Nazioni. Eppure, in tanti ancora credono possibile una soluzione armata, forse anche perché altrettanti sono caduti nelle trappole della beata rassegnazione di chi sta lontano dalle bombe; del disinteresse subdolo che subentra quando passa l’iniziale compassione epidermica; del sentirsi a posto con il dovere per aver donato 4 scatole di pasta; dell’adagiarsi sulla retorica del “cosa ci posso fare io”. Qualcuno in quella di sentirsi o spacciarsi per superiore.

Allora mettiamola così:

Molti dei cosiddetti pacifisti hanno pagato con il carcere la loro obiezione di coscienza all’uso delle armi; altri sono partiti per anni come volontari internazionali pur di non “servire” la patria imbracciando il fucile; altri ancora hanno sacrificato carriere e redditi per provare a instaurare un po’ più di quella giustizia sociale e di quell’inclusione ritenute prodromi di una pace duratura.

Chi ha sostenuto e tutt’ora è convinto che le armi possano far tacere altre armi; che l’obiettivo è la vittoria; che la pace si ottiene con la forza e la violenza, ci metta faccia, anima e corpo. Parta volontario per il fronte ucraino senza l’incentivo dei 4-5 mila euro percepiti da quelli che lo hanno fatto “per la pace e la democrazia” in Iraq, in Somalia, in Afghanistan e in altri teatri di morte; difenda con le armi i confini dell’Occidente cristiano e sviluppato, dell’Europa e del Patto Atlantico; doni le fedi nuziali allo Stato per finanziare l’invio di armi; prenda ispirazione dalla “decima” versata dai tanto denigrati musulmani; provi a far la guerra quella vera, invece che infantilmente simularla con le pallottole finte nei nostri boschi; e se è parlamentare contribuisca congruamente con parte del suo lauto stipendio, perché quando la Patria richiede sacrifici non è che si possa sentire esentato in eterno.

E se non può, anche se a detta sua vorrebbe “lasciare tutto”, abbandonare queste nostre terre che, senza merito alcuno, sono benedette da dio e dagli uomini, sproni ad arruolarsi i suoi figli; li iscriva alla  scuola dei valori militari, modello formativo per gli “uomini” del suo futuro; li mandi al fronte; li esponga al rischio di morte causato dalle nostre armi per prepararsi al futuro “inevitabile” che gli si vuole lasciare in eredità; ne pianga le spoglie come quei padri e madri che lo devono fare contro la loro volontà; seppellisca i suoi cari innocenti e inermi; perché la “vita è dura” ….. bisogna essere pronti a navigare …… far vedere quanto siamo forti e capaci di prevalere … quanto “ce l’abbiamo duro”.

Oppure rifletta sul monito non di un pacifista, ma di un Generale, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e poi Presidente degli Stati Uniti d’America: “Ogni colpo che viene esploso, ogni nave da guerra che viene inviata, ogni razzo che viene sparato, significa, in ultima analisi, un furto a coloro che soffrono la fame e non sono nutriti, coloro che hanno freddo e non sono vestiti. Il mondo in armi non sta spendendo soltanto dei soldi. Sta spendendo il sudore dei suoi lavoratori, il genio dei suoi scienziati, le speranze dei suoi bambini.” (Dwight David Eisenhower)

Al termine di un primo (ahinoi) anno inutile sono ancora più convinto che: “le guerre son fatte da persone che si uccidono senza conoscersi … per gli interessi di persone che si conoscono, ma non si uccidono” (Pablo Neruda, vittima di un potere preso con la forza, con le torture e con le armi);

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5 Commenti

      1. Più che un pensiero è una serie di dubbi che forse possono aiutare a ragionare su quello che sta succendendo e su tutte queste “virtuose” bandierine bicolore che a mio parere accomunano chi mente e chi sinceramente dice no alla guerra.

        Cerco di metterli come domande:
        – Il governo ucraino è legittimo, democraticamente eletto o installato, un proxy come accaduto altrove?
        – Quale è la composizione e le basi ideologiche della coalizione di questo governo?
        – Dal 2014 in Dombass si muore, quale era l’obbiettivo delle operazioni militari avviate dal governo ucraino il 7 Aprile di quell’anno?

        Potrei continuare, la lista è lunga 8 anni.

        Mi permetto di girarle una domanda, mi piacerebbe conoscere il suo pensiero su questo punto:
        Non è che forse state tutti tifando “senze se e senza ma” per la pace sbagliata?

          1. Tornare a ragionare, senza se e senza ma, questo sarebbe il più bel dono da fare a chi consegneremo il testimone.

            Norimberga potrebbe essere la sede perfetta, tonificherebbbe una memoria molto debole e ravviverebbe bandierine parecchio sbiadite.

            Grazie a lei Marelli, alla prossima…