profitti record per le petrolifere, sacrifici record per i cittadini

 / 

Nel 2022 i bilanci delle maggiori compagnie petrolifere chiudono con utili record, recuperando abbondantemente le perdite del periodo di Pandemia. Eppure, i costi al dettaglio di gas e carburanti rimangono elevatissimi.

I dubbi che vi siano in atto delle speculazioni e che la politica sia ancora totalmente sotto scacco dei potentati economici ed energetici sono tutt’altro che ipotetici.

Le cifre parlano chiaro: le “cinque sorelle” – le statunitensi Exxon Mobil e Chevron; l’anglo-olandese Shell; la francese Total Energies e  la britannica BP – nel 2022 hanno accumulato 4 mila miliardi di dollari a fronte della media di 1.500 degli anni precedenti portando gli utili a cifre mai viste prima che per ExxonMobil, ad esempio, hanno ammontato a 55,7 miliardi, oltre due volte il la cifra del 2021.

Una situazione che ha portato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres a twittare: “Le compagnie petrolifere globali segnalano il 2022 come l’anno più redditizio della loro storia. Nel frattempo, il Pianeta continua a bruciare mentre i budget delle famiglie si riducono. Dobbiamo cambiare rotta. L’unica direzione credibile da prendere è lontano dai combustibili fossili e verso le energie rinnovabili.”

Di fronte a questi numeri, peraltro confermati da Fatih Birol, capo dellAgenzia Internazionale dell’Energie (AIE), e all’indignazione di buona parte dell’opinione pubblica, la risposta delle Big Oil non si è fatta attendere: in reazione alle imposte sugli extraprofitti applicate da alcuni stati, Spagna ad esempio, le compagnie hanno preventivato un aumento delle estrazioni, anche mettendo a produzione siti in disuso o su territori protetti; continuano a non pagare dette imposte, come denunciato dalla CGIL già nel 2021; godono dei finanziamenti pubblici dei Governi conniventi e ipocriti che, sempre secondo la AIE, nel 2021 sono raddoppiati rispetto all’anno precedente toccando il massimo di 700 miliardi di dollari.

Difficile credere ancora alle propagandistiche dichiarazioni di facciata di tanti Governi, italiano compreso, e della UE, diventati cultori e maestri del “green washing”: si proclama l’orizzonte della transizione ecologica, e si finanziano le energie fossili; si teorizzano le rinnovabili e si decrementano gli incentivi per il loro sviluppo.

Giusto per la cronaca e per accennare al discorso “crisi energetica”, forse non tutti sanno che lo scorso anno l’Italia, grazie alla crisi russo-ucraina, ha triplicato le esportazioni di gas: a fronte della diminuzione indotta del 10% del consumo nazionale di gas, nel 2022 l’Italia ha esportato oltre 4,5 miliardi di metri cubi di gas fossile: il triplo del 2021 (1,5 miliardi) e 11,5 volte quanto esportato nel 2005 (396 milioni di metri cubi standard, Smc).

Sembra che gli sforzi e i sacrifici debbano essere sopportati prevalentemente, quando non unicamente, dalle famiglie e, se possibile, da quelle con reddito basso. Infatti, nel nostro Paese gli indici di povertà continuano a rimanere su percentuali preoccupanti e su valori assoluti drammatici (indagine CENSIS 2021)

Speriamo, almeno, che alla decisione europea di sostituire le auto inquinanti con quelle elettriche corrispondano adeguati incentivi, a partire dalla disseminazione di colonnine di rifornimento, e sussidi ponderati per quei nuclei famigliari che non ne hanno le possibilità economiche e continuano a circolare, non certo per diletto, con i vecchi veicoli che produrranno, tra l’altro, costi e impatti di smaltimento spesso celati. Quando il Governo norvegese ha optato per le auto elettriche, gli incentivi sono stati concreti producendo risultati efficaci: in questo Paese le auto elettriche beneficiano di forti agevolazioni fiscali tra cui l’assenza, dal 2010 e fino a dicembre 2022, di Iva al momento dell’acquisto (l’imposta norvegese sul valore aggiunto è del 25%); da gennaio 2023 IVA ridotta sull’acquisto; tasse che per legge devono essere inferiori del 50% rispetto alle analoghe endotermiche. Inoltre, in molte città i veicoli elettrici sono esentati dal pagamento di parcheggi e pedaggi di ingresso nelle autostrade.

Il tutto, a dimostrazione che la politica, quando vuole e quando è seria, può ancora avere supremazia sull’economia e sulla finanza.

Iscriviti alla newsletter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

2 Commenti

  1. Mi stupisce Italia esportatrice di gas che non produce.
    Dove lo manda?
    Non doveva riempire i depositi?
    Ha fatto nuovi contratti per aumentare l’acquisto di metano con i produttori del mediterraneo, costruisce rigassificatori per diversificare l’approvvigionamento…