Un terzo del cibo finisce nella spazzatura

Il 5 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata nazionale per la prevenzione dello spreco del cibo.

Secondo i recenti dati della FAO, nel mondo si spreca o si perde un terzo della produzione complessiva delle derrate alimentari. Questa situazione ha del paradossale se confrontata con i dati della stessa Agenzia delle Nazioni Unite che denuncia (dati 2021) lo stato di malnutrizione di circa 800 milioni di persone, 150 in più rispetto al 2019, e della morte di almeno 100 milioni individui ogni anno per carenza di cibo.

Sempre la FAO (dati 2020), calcola che il valore economico dello spreco alimentare mondiale ammonti a 400 Miliardi di dollari, pari al PIL dell’Austria. Questo, senza conteggiare l’incremento di energia consumata per il suo smaltimento, i gas serra prodotti dalla distruzione stimati nel 8-10% del totale dei gas climalteranti, l’acqua sprecata nel ciclo produttivo e gli impatti sulle foreste sacrificate per lasciar posto a monocolture intensive per incrementare le produzioni destinate all’alimentazione animale ed umana con relativo utilizzo crescente di pesticidi e anticrittogamici.  

Nel nostro Paese, secondo IPSOS (dati 2021) si gettano nella spazzatura una media di 31 Kg/anno/persona. Una stima attendibile del suo valore economico porta a fissare in 7,3 miliardi di Euro il valore dello spreco medio degli italiani, ovvero il doppio di quanto stanziato dal Governo per il “caro energia” e, calcolando anche gli sprechi nelle fasi di produzione e commercializzazione, quanto stanziato con l’ultima Manovra economica per le infrastrutture: circa 10,5 miliardi di Euro.

Va da sé che la possibilità di modificare questa situazione molto dipenda dagli stili di vita e dalle scelte quotidiane di ognuno di noi. E’ difficoltoso, quanto necessario, convincersi una volta di più che i nostri comportamenti, ancorché minimali rispetto alla portata dei problemi globali, hanno un impatto alquanto significativo sui loro esiti e sulle soluzioni adottabili. Le sorti del nostro futuro e di quello degli altri, ne sono sempre più sicuro, passa per una responsabilizzazione individuale e virale che proporrà nuovi scenari determinati dalla sommatoria di piccoli, quotidiani, rinnovati stili di vita e responsabilità individuali.

A facilitare questo impegno di prevenire e ridurre lo spreco di cibo, ci pensa una nuova “app” ideata e sviluppata dallo “Osservatorio Waste Watcher International su cibo e sostenibilità” in cooperazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna e Last Minute Market.

Si chiama “Sprecometro”: uno strumento innovativo, di facile utilizzo e scaricabile sul cellulare, grazie al quale possiamo ogni giorno calcolare in grammi lo spreco alimentare di singoli e gruppi, valutando la perdita economica (Euro), l’impronta carbonica (C02 e km percorsi da un auto) e l’impronta idrica (H20 e bottiglie di acqua da 0.5). Inoltre, l’applicazione fornisce, sulla base dei nostri dati raccolti, strumenti utili a modificare e migliorare i nostri comportamenti adeguandoli ad un o stile di vita meno consumistico e più responsabile.

Se al fianco dell’utilizzo diffuso di questi strumenti potessimo contare su Amministrazioni locali attente, la pletora dei correttivi si amplierebbe notevolmente. Ad esempio, promuovendo maggiori spazi per mercati locali di piccoli produttori riabituando i consumatori a fare la spesa “alla bisogna” e non riempiendo di prodotti superflui i carrelli dei supermercati; prevendendo reali ed efficaci facilitazioni e sostegni per i piccoli esercizi commerciali invece di moltiplicare all’infinito Centri commerciali e Megastore nei loro territori; organizzando meccanismi di raccolta e distribuzione delle eccedenze alimentari a favore di persone svantaggiate, o sostenendo i soggetti di Terzo Settore già autonomamente attivi in questo campo; finanziando azioni di sensibilizzazione e di educazione civica nelle scuole coinvolgendo le associazioni attive dei propri territori.

Ma forse queste aspettative sono per tempi e culture politiche diversi. Intanto iniziamo noi, nelle nostre case e con i nostri figli. Da domani.

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