“Imparate a fare il bene, cercate la giustizia”

Oggi, 18 gennaio, si apre la Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani. Sin dalle sue origini, seppur in forme diverse risalenti al IXX secolo, questo ottavario riveste un significato di grande speranza: letto al di là dei suoi aspetti religiosi, l’unità tra le diversità resta un valore e una strada maestra della riconciliazione e della convivenza pacifica.

Le posizioni assunte dal Patriarca ortodosso di Mosca Kirill a giustificazione dell’intervento russo in Ucraina, la repressione criminale delle teocrazie mediorientali, l’espansionismo terroristico dei jihadisti, sono alcuni degli esempi citabili a comprensione della potenzialità persuasiva posseduta dalle religioni.

Come i fondamentalismi e lo spirito del divisore fomentano, oggi come ieri e ovunque, conflitti, guerre e oppressione fratricida, così l’unità dei cristiani e, più in generale, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, possono rivestire un’importanza capitale nella ricerca e nel raggiungimento della convivenza pacifica tra i popoli.

Per questo 2023, la Commissione internazionale che presiede la scelta dei sussidi e dei materiali per la Settimana, ha deciso di adottare i testi prodotti dal Consiglio delle Chiese del Minnesota (USA): un gruppo di persone, come dichiarato dalla Santa Sede, “ capaci di narrare e guarire storie, rappresentanti di diverse esperienze di culto ed espressioni spirituali, sia dei popoli indigeni degli Stati Uniti che delle comunità immigrate – in modo forzato o volontario – che ora chiamano questa regione “casa”, e che mostrano, a livello individuale, diversa capacità di narrare ed elaborare la propria storia”. Persone che “sperano che la loro esperienza di vittime di razzismo e denigrazione come esseri umani, possa servire come testimonianza della disumanità di cui possono mostrarsi capaci i figli di Dio, nei confronti del proprio prossimo”.

La scelta di questa Chiesa statunitense, già di per sé significativa, risulta ancor più emblematica considerando il passo biblico (Isaia cap. 1, 12-18), assunto come testo base per la Settimana a livello mondiale, tradotto in linguaggio interconfessionale e nel contesto dell’uccisione extragiudiziale di George Floyd e del conseguente processo a carico dell’agente di polizia responsabile della sua morte, che così recita:

“Quando venite a rendermi culto chi vi ha chiesto tutte queste cose e la confusione che fate nel mio santuario?

Le vostre offerte sono inutili. L’incenso che bruciate mi dà nausea. Non posso sopportare le feste della nuova luna, le assemblee e il giorno di sabato, perché sono accompagnati dai vostri peccati.

Mi ripugnano le vostre feste della luna nuova e le vostre celebrazioni: per me sono un peso e non riesco più a sopportarle. Quando alzate le mani per la preghiera, io guardo altrove.

Anche se fate preghiere che durano a lungo io non le ascolto, perché le vostre mani sono piene di sangue.

Lavatevi, purificatevi, basta con i vostri crimini. È ora di smetterla di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, aiutate gli oppressi, proteggete gli orfani e difendete le vedove.

Ma sia ben chiaro – dice il Signore – anche se per i vostri peccati siete rossi come il fuoco, vi farò diventare bianchi come la neve e puri come la lana.”

Imparare a fare il bene, cercare la giustizia e aiutare gli oppressi: oltre che per i cristiani, potrebbero essere i pilastri portanti per un manifesto condiviso da tutti gli uomini e le donne di buona volontà; per un’unità rifondatrice della cultura politica nel nostro Paese e nelle nostre Città.

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