“Quand nasen …. e quand mören ….”

 / 

La scomparsa del Vescovo emerito Benedetto XVI sta ovviamente suscitando innumerevoli commenti e dichiarazioni. Come spesso, di circostanza o ammantate di quel buonismo che contraddistingue la maggior parte delle reazioni al momento del trapasso delle persone.

Non sono un teologo; nemmeno un buon cristiano: chiedo quindi venia preventiva se mi permetto di ricordare alcuni degli episodi che hanno costellato la carriera ecclesiastica del Cardinale – Papa Ratzinger. Lo faccio con una preghiera di affidamento alla misericordia infinta di Dio.

Quel Pontefice, in coerenza con la sua visione restauratrice di Santa Romana Chiesa, vestiva gli abiti di Leone X dei Medici, icona della rottura con la Riforma di Lutero; etichettava di “decadenza che conduce all’ateismo e all’immoralità” la Rivoluzione francese, l’evoluzionismo darwiniano e perfino le contestazioni del ’68. Chissà cosa ha spinto “l’ateo e liberale” leader di una formazione politica attuale a definirlo sui social come “l’ultimo grande pensatore della Chiesa”, o quello di un partito dalla cultura riformista “un innovatore”. Più comprensibili e coerenti Putin e il Patriarca russo Kirill che hanno ricordato Papa Ratzinger come il difensore dei “valori tradizionali”.

Tutti ricordavamo, fino ad oggi, il suo Motu proprio “Summorum Ponificum” con il quale ha reintrodotto la celebrazione dell’Eucaristia in Latino, ma forse non tutti hanno la stessa memoria per il “Decreto di remissione della scomunica Latae Sentenziae ai Vescovi della Fraternità sacerdotale San Pio X”, precedentemente emesso per la loro opposizione al Concilio Vaticano II, tra i quali il professo antisemita  Mons. Williamson conosciuto come tra i maggiori negazionisti dell’Olocausto.

Una scelta, quella della remissione, che stride con la decisione successiva di ridurre accogliere la richiesta di riduzione allo stato laicale del Vescovo Fernando Lugo a seguito della sua elezione a Presidente della Repubblica del Paraguay, forse spiegabile con la convinzione di Benedetto XVI di come il comunismo sia molto più pericoloso del nazismo.

Potremmo continuare a lungo, sino a ricordare la lettera De delictis gravioribus inviata il 18 maggio 2001 a tutti i Vescovi del mondo dalla sua posizione di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, con la quale imponeva il segreto istruttorio per i primi casi denunciati di pedofilia interni alla Chiesa; o la sconfessione, nel 1993, della posizione di Vescovi tedeschi, tra i quali il Vescovo di Magonza Karl Lehman, secondo i quali ad alcune condizioni i divorziati possono nuovamente accostarsi all’Eucaristia; la messa sotto accusa, nel 1992, del teologo canadese André Guindon per le sue posizioni in matria di morale sessuale; la riapertura, nel 1998, dell’inchiesta sulle posizioni del teologo australiano Paul Collins espresse nel suo libro “Il potere papale” e su quello del peruviano Gustavo Guterrez posizionato nella cosiddetta “teologia della liberazione”.

Personalmente, ho avuto modo a più riprese di avere a che fare con il Prefetto Ratzinger. In particolare ricordo l’esperienza avuta con l’aggiornamento dello Statuto della CIDSE, l’Organizzazione delle Conferenze Episcopali di Europa e Nord America della quale ero all’epoca membro del Comitato Esecutivo, soggetto al “nulla osta” della Santa Sede. La sua idiosincrasia per il “comunismo”, per la verità in continuità con il suo predecessore, fece sì che alla richiesta di aggiornare le finalità dell’Ente sostituendo la vecchia dicitura di “lavorare PER i poveri” con “lavorare CON i poveri”, ci venne risposto, e per iscritto, che una tale impostazione era figlia di una visione neo-marxista assolutamente inaccettabile. Solo l’opera di estenuante mediazione condotta dal compianto Vescovo di Alessandria Mons. Fernando Charrier, all’epoca Assistente Ecclesiale della nostra Organizzazione, e l’intervento del Cardinale Maradiaga – vescovo di Tegucigalpa, papabile e poi grande sostenitore dell’elezione di Papa Francesco da questi ricompensato con la nomina a Presidente della Commissione per la riforma della Curia romana, da ultimo mio caro amico – consentì di ottenere l’autorizzazione alla modifica, forse anche per il cambio del Prefetto a seguito dell’elezione di Benedetto a Pontefice.

Le ultime dispute teologiche con la visione della Chiesa di Papa Francesco, comprese le detrazioni diffuse ad arte nei suoi confronti e le strategie messe in atto per promuovere quella restaurazione alla quale, devo ammettere con impareggiabile coerenza e per questo con ammirazione, ha dedicato tutta la sua vita.

Papa Benedetto XVI, concordo, è stato un grande pensatore, un uomo di grande cultura, teologo e pensatore che la storia ricorderà. Lo farà, spero, anche attraverso le considerazioni espresse dal Teologo Hans Kung in un’intervista concessa a Micromega un anno prima della sua scomparsa avvenuta il 6 aprile 2021.

Io lo farò, senza per questo non concordare con l’adagio popolare per cui: “Quand nasen in tüt bei, quand se spusen in tüt bravi e quand mören in tüt bun”. Anche questa volta, a mio parere, la saggezza brianzola non fa una grinza.

Iscriviti alla newsletter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

3 Commenti

  1. Finalmente un commento che non fa finta che tutti siano buoni e uguali dopo la morte. I telegiornali sono terribili in questi giorni.
    Trovo questa tua riflessione molto precisa e non preconcetta.