L’aereo invisibile: quando l’acronimo “GCAP” ha significati diversi

Italia, Gran Bretagna e Giappone, notizia di oggi, hanno siglato un accordo per la co-produzione di un nuovo cacciabombardiere supersonico, invisibile e di sesta generazione.

L’aereo, che entrerà in “servizio” nel 2035 in sostituzione dei “vecchi” Eurofigther Typhoon ed F-35, si chiamerà “Tempest” e sarà dotato delle tecnologie dei velivoli senza equipaggio, sensori avanzati, armi all’avanguardia e sistemi di dati innovativi. Il tutto, ovviamente, prevedendo un costo sin ad ora raggiunto per la produzione di armamenti giustificato, per la gioia di Alessandro Profumo e della Leonardo quale partner italiano del progetto, con roboanti e inquietanti declamatorie.

Come, ad esempio, quella contenuta nella nota congiunta alla firma dell’accordo dai tre Paesi sottoscrittori: “Poiché la difesa della nostra democrazia, della nostra economia, della nostra sicurezza e della stabilità regionale riveste una sempre maggiore importanza, abbiamo bisogno di forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una capacità di deterrenza credibile”; o ancora quella del nostro attuale Governo secondo il quale questo progetto servirà ad “accelerare le nostre capacità militari avanzate e il nostro vantaggio tecnologico, approfondire la nostra cooperazione nel campo della difesa, la collaborazione scientifica e tecnologica, le catene di fornitura integrate e di rafforzare ulteriormente la nostra base industriale della difesa”.

La realizzazione dei Tempest, si inserisce in un più ampio progetto denominato Global Combat Air Programme (GCAP) che, secondo la Premier Meloni, “costituirà una pietra miliare della sicurezza globale, della stabilità e della prosperità nei decenni a venire. Progetto che, a proposito di “Unione” europea,, è stato voluto in alternativa e concorrenza con quello promosso da Francia, Spagna e Germania conosciuto con il nome di Future Air Combat System (FCAS).

La spesa militare dell’Unione Europea subirà, con questa inconcepibile frammentazione e lo scoppio della guerra Ucraina-Russia, registra un incremento della spesa militare di 200 miliardi di euro, dopo che negli ultimi 20 anni era cresciuta del20 per cento, contro il 66 per cento degli Usa, il 292 per cento della Russia e il folle 592 per cento della Cina. Quella dell’Italia, come noto, in questo 2022 tocca la cifra record di 25.8 miliardi di Euro, dei quali 8.3 destinati a nuovi armamenti.

A fronte di tutto ciò, gli stanziamenti per la lotta contro la povertà nel mondo continuano a diminuire e a non rispettare altrettanti accordi assunti a livello internazionale dal nostro Paese. Ovviamente in nome della scarsità delle risorse e della crisi economica in corso. A denunciarlo di nuovo la Coalizione Globale Contro la Povertà – della quale mi fregio essere stato il Portavoce per diversi anni – che, paradossalmente, è la branca italiana della Global Call to Action Against Poverty in acronimo: GCAP, proprio come il progetto della costruzione dei nuovi armamenti di morte.

La sicurezza e la difesa del nostro Paese e del mondo intero, ne sono convinto, avrà maggior garanzia con la messa in campo di diplomazia, di strategie di convivenza pacifica, di difesa non armata e non violenta e di giustizia sociale. Molto di più di quanto si possa pensare. Molto di più di quanto si pensi, illusoriamente, di ottenere con la forza, le “deterrenze credibili” e la folle corsa al riarmo.   

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