Coinvolgere i cittadini nel governo delle città si può e conviene

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Questi mesi di fine anno sono, ad ogni livello e grado di organizzazione, quelli dedicati tra l’altro alla redazione dei bilanci consuntivi e preventivi. Dal Governo centrale alle più piccole Associazioni private, passando per Comuni ed Enti locali, corre questo dovere di trasparenza nei confronti dei rispettivi stakeholder.

Da tempo ormai, in diversi modi e con svariate forme si va affermando una linea di tendenza con la quale sfruttare questo obbligo di legge per trasformarlo in un momento partecipativo. Per alcune ONLUS, ONG, Imprese sociali ad esempio, da anni si prevede la redazione del cosiddetto “bilancio sociale”, ovvero quella forma di resoconto che va ben oltre la mera analisi e illustrazione dei parametri economici, per includere indicatori di qualità e valoriali che completano la fotografia e l’apprezzamento dell’Ente in questione.

Cosa meno nota, meno praticata e ancora lungi dall’essere imposta, è l’esistenza di forme innovative di bilancio anche per gli Enti pubblici, in particolare quelli a livello locale. Tra queste, senza dubbio, è degno di nota il “bilancio partecipativo”.

Su proposta del primo Forum Sociale Mondiale (quello “bollato” da certa cultura come pericoloso raduno di no-global per intenderci), tenutosi a Porto Alegre in Brasile nel lontano 2001 e al quale ho avuto la fortuna di partecipare, il “bilancio partecipativo” praticato da diversi Enti locali brasiliani ha iniziato a incuriosire e poi attivare Amministrazioni comunali del nostro Paese. Oggi, sono 35 i Comuni italiani che adottano questa forma di partecipazione diretta dei propri cittadini per la formulazione dei loro bilanci preventivi con risultati di grande interesse, in particolare per il coinvolgimento e l’appropriazione della “cosa pubblica” da parte di chi, altrimenti, rimane in balia di decisioni e scelte spesso percepite come distanti o calate dall’alto.

Utopia? Certo che no: le esperienze sin qui condotte dimostrano come la partecipazione a questo strumento gestionale accresca la partecipazione diffusa nella vita pubblica delle città e un efficace mezzo per superare il tanto evocato distaccamento dalla politica e la disaffezione ai beni comuni.

Diverse le possibilità previste di modulazione nell’applicazione di questa metodologia di buon governo, ad esempio la circoscrizione di importi, obiettivi o dei target di cittadini coinvolti. Trasporti pubblici, cultura, educazione i servizi sociali sono, nella fattispecie, i settori maggiormente considerati per praticare e avviare un approccio partecipativo così necessario per un governo delle nostre città realmente democratico, responsabile, condiviso e, soprattutto, più efficace.

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