In politica, cambiare è possibile: occorre volerlo fare

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Per la prima volta nella storia, la Rappresentante della Colombia alle Nazioni Unite è una donna indigena.

Il neo eletto Presidente della Repubblica sudamericana, Gustavo Petro, ha impresso una svolta decisiva alla politica della Colombia, da decenni controllata dai grandi proprietari terrieri e dall’alta borghesia filostatunitense, e voluto manifestare il nuovo corso anche attraverso la designazione di Leonor Zalabata Torres quale Ambasciatrice presso l’ONU.

Esponente del popolo Arhuaco, Leonor da oltre trent’anni difende i diritti della gente della Serra Nevada de Santa Marta, ha avuto un ruolo fondamentale nei negoziati con i gruppi armati irregolari al tempo della guerra civile, ha diretto la Confederation Indigena Tayrona e ricevuto, nel 2007, il prestigioso Premio Anna Lindh per la difesa dei diritti umani delle popolazioni indigene del Sudamerica.

Insieme a Leonor, il Presidente Petro ha nominato altri rappresentanti dei popoli indigeni in posti chiave del suo Governo, tra i quali l’avvocatessa Patricia Tobon a capo della neo istituita Unità per il Risarcimento alle Vittime indigene e il sociologo Giovani Yule a dirigere l’Unità per la Restituzione delle Terre espropriate ai campesinos negli anni passati.

Inutili le pressioni esercitate, vani i tentativi dissuasivi: per una volta un leader politico dimostra il coraggio e la determinazione di imprimere un cambiamento significativo in favore di chi, ovunque, è condannato a rimanere in disparte dai guru delle scuole della mediocrità utilitaristica.

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