Spreco di cibo: tra buone pratiche e obblighi

Tra le numerose iniziative che, come d’abitudine ogni fine anno, si organizzano per premiare cittadini esemplari distintisi nel corso degli ultimi dodici mesi, quest’anno risalta sicuramente il premio di “cittadini dell’anno” assegnato a Napoli ai titolari del supermercato alimentare Briò. La motivazione? Un supermercato che devolve gli alimenti ancora edibili ed invenduti in beneficienza per associazioni e mense per i poveri.

Una pratica che dovrebbe essere largamente adottata, oltre che gli ovvi motivi etici, quale mezzo prioritario per lottare contro lo scandalo dell’enorme spreco di cibo non a caso considerato dalla FAO tra le principali cause della permanente fame nel mondo. I dati sono a dir poco impressionanti: nel mondo vengono sprecate 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all’anno; in Europa sono ben 90 milioni le tonnellate di alimenti sprecati; ogni cittadino statunitense getta nella spazzatura i 2/3 del fabbisogno calorico di una persona, e in Italia mediamente si calcola che lo spreco si aggira tra 100 e 200 Kg procapite. Le responsabilità di questa cattiva pratica, vanno certo distribuite proporzionalmente lungo la filiera alimentare. Così EUROSTAT calcola che in Europa gli sprechi sono da attribuirsi per il 5% alla distribuzione, 14% alla ristorazione, 39% alla produzione e 42% al consumo casalingo.

Da qui, finalmente, sono moltissime le campagne di solidarietà, di sensibilizzazione ed educazione per un uso più responsabile del cibo, ma sempre più numerose sono anche le iniziative legislative che impongono comportamenti più corretti ai vari soggetti implicati nella filiera alimentare. In Italia, lo scorso aprile i deputati Maria Chiara Gadda e Massimo Fiorio, Pd hanno promosso “una legge per limitare gli sprechi, utilizzare consapevolmente le risorse e promuovere la sostenibilità ambientale”; nella Regione Campania, Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale e presidente del gruppo consiliare Campania libera, Psi e Davvero Verdi, è promotore di un analogo disegno di legge contro lo spreco alimentare. Sono iniziative che prendono spunto dall’esempio più avanzato rappresentato dalla Legge nazionale approvata a maggio 2015 dall’Assemblea Nazionale francese che impone a tutti i supermercati con metratura superiore ai 400 mq. di devolvere il cibo ancora edibile in beneficienza mediante stipula di accordi con associazioni ed enti impegnati nel sostegno di poveri e bisognosi. Anche se immediatamente contestata da alcune associazioni di categoria, sostenendo l’inefficacia del provvedimento dovuto alla bassa percentuale di cibo sprecato nella fase di vendita al consumo, riteniamo che il Parlamento francese abbia in questo caso optato per la strada forse più impopolare, ma sicuramente più corretta.

L’esempio del supermercato Briò e dei tanti esercenti che già oggi, senza bisogno di attendere normative specifiche, agiscono in questa direzione dovrebbe bastare per indurre maggiore responsabilità e contagiare la coscienza di ogni cittadino. In ballo, infatti, resta la vita di 1 miliardo di persone che soffrono quotidianamente la fame. Tuttavia, realisticamente ragionando, l’auspicio è che iniziative come quella francese siano diffusamente riprodotte con rapidità da tutti i decisori politici mondiali. Ovviamente sperando che tra i primi ci siano i nostri governanti nazionali.

(articolo pubblicato su Repubblica.it)

 

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