Cambiamenti climatici: la Chiesa in prima linea

Le discussioni e i negoziati sulle strategie di lotta ai cambiamenti climatici rischia in questi mesi di ogni anno di passare in secondo piano. Lontano dalle grandi conferenze internazionali che, il più delle volte, concentrano l’attenzione dei media mondiali su una delle maggiori urgenze del nostro pianeta, il dibattito resta confinato nelle stanze negoziali e nei corridoi delle istituzioni internazionali. Eppure, la gravità della situazione richiederebbe un’allerta costante e un monitoraggio continuo ben sapendo che le decisioni vengono maggiormente assunte nei meeting preparatori dei Vertici e le violazioni e il non rispetto delle decisioni concordate non conoscono tregua temporale.

Così, assume grande importanza un ulteriore atto della Conferenza Episcopale statunitense che lo scorso 29 maggio ha resa pubblica una lettera inviata alla U.S.Environmental Protection Agency  per chiedere interventi determinati per la riduzione delle emissioni inquinanti del Paese, che notoriamente è annoverato tra quelli con le maggiori responsabilità per l’inquinamento atmosferico globale, e produrre energia pulita. Non è la prima volta che l’episcopato statunitense si attiva per quello che il National Catholic Reporter ha recentemente definito come la questione “numero 1 nella strategia pro vita della Chiesa cattolica” americana.

Una questione moralmente fondamentale, sostengono i Vescovi di oltreoceano, ma che trova anche implicazioni al quanto pragmatiche e legate alle evoluzioni politiche ed economiche del pianeta. Lo testimonia il fatto che la nota agenzia di rating Standard & Poor’s riconosce nel suo ultimo report come i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali ad essi connesse siano, insieme all’invecchiamento della popolazione e all’incremento demografico, il principale fattore di influenza dell’andamento dei mercati e delle borse mondiali. Pur non arrivando ancora a modificare le strategie “consigliate” per la ripresa delle economie mondiali, l’agenzia non prende ancora in considerazione il parametro clima per l’aggiustamento del rating dei debiti sovrani, questa ammissione ufficializza e rafforza le conclusioni dello IPCC – il pannel delle Nazioni Unite che si occupa di cambiamenti climatici, sbarcandole nel mondo sino ad oggi impenetrabile della finanza globale.

In questo contesto, la notizia diffusa dalla Santa Sede in gennaio di quest’anno, con la quale di rende noto che Papa Francesco stia lavorando ad un’Enciclica, tra l’altro, sull’ecologia del genere umano crea grandi attese. Conoscendo la determinazione e i pochi compromessi ai quali il Santo Padre è abituato, un simile documento potrebbe ingenerare una svolta decisiva nei negoziati internazionali che come consueto vedranno un momento decisivo dal 1 al 12 dicembre prossimi con al COP 20 ospitata a Lima dal governo peruviano.  Una sorta di anticipazione, del resto, l’abbiamo avuta con l’udienza della scorsa settimana allorché il Papa ha perentoriamente ricordato come “Noi siamo i custodi del creato …. Se distruggiamo il creato il creato distruggerà noi. Non dimenticatelo mai!”

(articolo pubblicato su Repubblica.it)

Iscriviti alla newsletter